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Cronaca Corinaldo

Strage di Corinaldo, indagine su sicurezza della discoteca: chiesto rinvio a giudizio

Sarà ora il Gup in udienza preliminare (da fissare) a decidere se ci sono tutti i presupposti perché tutti gli indagati nell’inchiesta chiusa lo scorso luglio, affrontino un processo in piena regola

La Procura di Ancona conferma l’impianto accusatorio ricostruito fino ad oggi e chiede il rinvio a giudizio per gli indagati del filone principale dell’inchiesta della strage di Corinaldo, quello che ricostruisce la filiera di negligenze sulle condizioni di sicurezza dell’ex “Lanterna Azzurra Clubbing”, la discoteca dove, la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, morirono 6 persone. I pm titolari del fascicolo Paolo Gubinelli e Valentina Bavai hanno firmato formalmente la richiesta proprio ieri, a 4 giorni dal secondo anniversario della strage che uccise Benedetta Vitali e Mattia Orlandi di 15 anni, le 14enni Asia Nasoni ed Emma Fabini, Daniele Pongetti di 16 anni e la giovane mamma Eleonora Girolomini di 39 anni. Sarà ora il Gup in udienza preliminare (da fissare) a decidere se ci sono tutti i presupposti perché tutti gli indagati nell’inchiesta chiusa lo scorso luglio, affrontino un processo in piena regola. 

L'impianto accusatorio 

Una sfilza infinita di irregolarità le cui origini risalgono addirittura alla classificazione del locale nelle carte catastali del comune di Corinaldo, dove il locale della tragedia viene indicato come un magazzino agricolo. In questa parte delle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Ancona infatti pesa la perizia del colonnello del Genio dei carabinieri Marcello Mangione, che doveva rispondere all’ultimo dei 4 quesiti fondamentali posti dai pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai, verificando la rispondenza con il piano di emergenza e di evacuazione approvato dalla Commissione unificata di vigilanza (che nell'ottobre 2017 diede il via libera per la licenza) e lo stato della discoteca rispetto all’autorizzazione per l’attività di spettacolo rilasciata alla Magic Srl nell’ottobre 2017 dal Suap (Sportello unico per le attività produttive) dell’Unione dei Comuni Misa-Nevola. In particolare la Commissione di vigilanza aveva impartito una serie (14 esattamente) di prescrizioni per poter organizzare serata alla Lanterna Azzurra ma, sempre secondo quella perizia, nessuno avrebbe mai più controllato. Tanto che, al tempo, erano finiti nel registro degli indagati non solo proprietari e gestori del locale, ma anche tutti componenti della Commissione di vigilanza, compreso il sindaco di Corinaldo Matteo Principi che la presiedeva, sulla quale pesa l'ipotesi di aver prodotto licenze a fronte di documenti falsi. 

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