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Cronaca Chiaravalle

Delitto di Chiaravalle, stabilita l'ora del decesso: è giallo sull'alibi dell'indagato

Per il pm il responsabile di quell'efferrato delitto resta il giovane vicino di casa della vittima. Lo stesso che, sotto intercettazione telefonica, era stato ascoltato mentre paventava alla madre l'ipotesi di far fuori un amico, diventato testimone scomodo

E’ morto tra le 21:30 del 26 e le 1:30 del 27 dicembre scorso Giancarlo Sartini, il pensionato di 53 anni massacrato a sprangate nel suo appartamento di Chiaravalle. E’ quanto emerso oggi nell’udienza preliminare del procedimento penale che vede indagato un 22enne romeno vicino di casa della vittima, accusato di omicidio volontario e difeso dagli avvocati Marina Magistrelli e Simone Sardella

Oggi è stato il giorno dell’incidente probatorio. Ha parlato il perito nominato dal giudice, il professor Cristian Dovidio dell’università di Chieti. Le conclusioni della sua relazione medico-legale stabiliscono che l’orario della morte deve collocarsi in quel range di tempo con un picco di probabilità attestato tra le 23:02 e le 23:44. E’ dunque quello l’orario in cui l’assassino è entrato nella casa del 53enne pensionato e lo ha colpito 5 volte con un corpo contundente. L’arma del delitto non è mai stata trovata ma si tratterebbe di una sbarra di metallo, sottile e con l’estremità affusolata. Colpi che hanno ucciso Sartini all’istante, senza possibilità di scampo. Fatto sta che la perizia ha tracciato un cerchio temporale entro cui porre l’omicidio e lo ha fatto studiando una serie di elementi determinabili dallo stato del cadavere: lo svuotamento dello stomaco, il tessuto cerebrale, il decremento termico, la rigidità cadaverica e l’ipostasi cadaverica. 

Per il pm Paolo Gubinelli il responsabile di quell’efferrato delitto resta il giovane romeno che abitava nell’appartamento poco di sopra di quello della vittima e che ora si trova in carcere. Lo stesso che, sotto intercettazione telefonica, era stato ascoltato mentre paventava alla madre l’ipotesi di far fuori un amico, diventato testimone scomodo. «Non è che fa la spia? Che dici di ammazzarlo?». Era questa la frase choc intercettata dai carabinieri del Nucleo Operativo il 3 gennaio scorso. Si riferiva ad un amico a cui aveva chiesto più volte aiuto. Come? nel caso in cui fosse stato interrogato, avrebbe dovuto dare ai carabinieri la stessa versione su come avevano trascorso la serata, in modo tale che il 22enne avrebbe avuto un alibi

Dunque la domanda a cui dovrà dare un risposta convincente la pubblica accusa é una: l’indagato ha un alibi per la sera dell’omicidio? Secondo la difesa sì. Primo perchè la stessa prostituta, interrogata dal giudice, ha confermato di aver trascorso la serata con il ragazzo. Secondo perché il giovane non sarebbe mai stato solo. Sarebbe tornato a casa dal lavoro e poi avrebbe trascorso la serata con il suo coinquilino e gli amici. Prima avrebbero bevuto al bar, poi si sarebbero diretti verso Falconara per caricare la prostituta e nel mentre si sono fermati per fare benzina. «Abbiamo testimoni, registrazioni video e scontrini. Tutto» ha commentato l’avvocato Magistrelli all’uscita dall’udienza di oggi. Poi il presunto assassino avrebbe trascorso il resto della notte con la squillo, ripresa dalla telecamera di una banca della via parallela a quella del romeno. Erano le 3:30 del mattino e lei se ne stava andando via dal palazzo. Ma Giancarlo Sartini, a quel punto, ormai era morto da ore. 

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