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L'Ancona e un derby che fa toccare il fondo. Intanto, il d.s. Micciola annuncia le dimissioni

La sconfitta del "Tubaldi" molto più pesante di quanto non dica il 2-0 finale per i giallorossi, agevolati dalla doppia espulsione che ha lasciato la squadra dorica in nove dopo nemmeno un'ora di gioco

Questa volta siamo d’accordo con il d.s. Micciola, il quale si è presentato in conferenza stampa dichiarando che presenterà le sue dimissioni, in quanto – testualmente – «così non si può andare avanti». È vero, direttore, anche perché andare avanti significherebbe cominciare a scavare, visto che a Recanati nel derby si è davvero toccato il fondo. Non per la sconfitta, sia chiaro, perché a quelle il pubblico dell’Ancona quest’anno si sarebbe anche abituato, arrivando anche per amore a inghiottire rospi, a perdonare diverse cose ad una squadra la quale ne ha combinate parecchie per scontentare la piazza e raffreddare gli entusiasmi. Però, diciamocelo: a tutto c’è un limite. Ed andare a giocarsi una sfida da sei punti in palio decisiva in chiave salvezza, incassando due espulsioni in poco più di dieci minuti di gioco effettivo – a cavallo dell’intervallo – ed aggrappandosi a Perucchini (e benedicendo i pali della sua porta) per evitare un’imbarcata clamorosa, significa che quel limite è stato sorpassato.

Alla resa dei conti, nella prima mezz’ora i biancorossi hanno anche saputo bene tenere il campo, rendendosi pure pericolosi. Ma incassato il gol, è arrivato un tracollo difficilmente immaginabile, generato dalle ingenuità di Clemente (al netto della discrezionalità arbitrale sulla seconda ammonizione, la prima presa a centrocampo dopo sessanta secondi dal gol della Recanatese era ampiamente evitabile) e dal gesto scellerato di Cioffi, che in una situazione già complessa dopo l’espulsione del difensore ha ben pensato di lasciare i suoi in nove colpendo a gioco fermo un avversario. Esempio di come la squadra non sia per niente tranquilla, ed anche di come per assurdo il non aver vinto con la Torres abbia davvero prodotto un contraccolpo psicologico notevole molto più di quanto non lo abbiano fatto alcune sconfitte. Perché forse presentarsi con due punti in più al “Tubaldi” avrebbe messo davvero la squadra nelle condizioni di giocarsi il derby con molta meno ansia.

Poi, ovviamente, una disamina accurata dovrebbe anche contemplare le responsabilità di un allenatore come Colavitto la cui incapacità di incidere, per citare le sue parole in un’intervista recente, è evidentemente molto più grave di una semplice mancanza di “trasmissione” dei giusti stimoli per recuperare uno svantaggio, o del non riuscire ad infondere grinta per difendere un gol. Tralasciando alcuni cambi inspiegabili (perdere 2-0 o 5-0 in nove contro undici non è faccia in fondo grande differenza, quindi la scelta di togliere l’unica punta davvero di ruolo come Spagnoli per mettere un centrocampista di quantità come Vogiatzis resta un mistero), qualche riflessione in società va fatta. Ed anche questo è un tasto dolente: in una situazione dai risvolti delicatissimi come è quella attuale, qualcuno pronto ad assumere il comando dell’unità di crisi e prendere decisioni immediate, e restare vicino (anche se sarebbe meglio dire in trincea) alla squadra, serve come il pane.

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