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Lunedì, 29 Aprile 2024
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I report di Legambiente: "scacco matto" alle rinnovabili, Marche allineate al trend negativo nazionale

Italia in ritardo nella diffusione delle rinnovabili, come del resto nella nostra regione che accusa un deficit di produzione energetica e dove si avverte la necessità di una regolamentazione della diffusione degli impianti

In Italia strada tutta in salita per i grandi impianti a fonti rinnovabili “schiacciati” da ritardi, lungaggini autorizzative, contenziosi e da una normativa troppo vecchia e inadeguata ferma al 2010. Non se la passano bene neanche le comunità energetiche, nonostante i primi segnali positivi arrivati con il Decreto CER a cui si è aggiunto proprio in questi giorni il Decreto sulle regole attuative, chiudendo finalmente il cerchio. A fare il punto è Legambiente con due nuovi report presentati a Rimini alla fiera K.EY: “Scacco Matto alle rinnovabili 2024” - con dati al 2023 e l’aggiornamento della mappa dei casi simbolo dei blocchi agli impianti - e “Le Comunità energetiche rinnovabili in Italia”, quest’ultimo realizzato in collaborazione con il GSE e presentato nell’ambito della campagna “BeCome - dai borghi alle comunità energetiche”, creata da Legambiente in collaborazione con Kyoto Club e AzzeroCO2. Comune denominatore dei due report: una crescita troppo lenta delle fonti pulite, delle CER e troppi progetti in lista d’attesa.

I dati parlano da soli: nel 2023 nella Penisola sono stati registrati appena 5.677 MW totali di nuove installazioni (stando agli ultimi dati di Terna). Parliamo di una crescita lenta rispetto a quelli che dovrebbero essere i numeri di installazione annuale per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030, ossia90 GW di nuove installazioni, pari quasi 13 GW di nuova potenza annuale dal 2024 al 2030, secondo lo studio commissionato ad ECCO da Legambiente, Greenpeace e WWF. Preoccupa anche la scarsità dei grandi impianti realizzati nel 2023: infatti, secondo i dati di Elettricità Futura, dei 487 MW di eolico, l'85% degli impianti ha una taglia superiore ai 10 MW, ma dei 5.234 MW di fotovoltaico, il 38% degli impianti ha una potenza inferiore ai 12 kW, e il 78% è sotto il MW. Numeri troppo bassi, denuncia Legambiente, per affrontare la decarbonizzazione del sistema elettrico e dei sistemi produttivi del Paese.

La situazione nelle Marche

Nelle Marche la situazione non è differente rispetto al contesto nazionale, con appena il 30% del fabbisogno elettrico coperto da impianti sul territorio regionale, ed il restante 70% importato da altre Regioni. In questo scenario di transizione lenta ed ingiustificabile, ogni proposta di grande impianto riceve un ostracismo da politica e territori, come sta accadendo nel Comune di Sassoferrato in Provincia di Ancona, dove i Comitati Locali e la Politica Regionale si stanno opponendo alla realizzazione di un impianto solare a terra, che potrebbe sorgere in un’area industriale, destinata ad aree produttive.

«La transizione ecologica riguarda anche e soprattutto una transizione nell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili rispetto alle fonti fossili, principali responsabili della crisi climatica in corso – dichiara Marco Ciarulli, Presidente di Legambiente Marche – per realizzare questa transizione energetica avremo bisogno di fare tanti tipi di impianti. Dai piccoli impianti sui tetti, alle comunità energetiche rinnovabili e solidali diffuse in città e nei nostri borghi. Avremo anche bisogno di realizzare grandi impianti, solari, eolici e idroelettrici che dovranno essere diffusi nel rispetto della tutela del paesaggio, della biodiversità e delle produzioni agricole. Ma ad oggi questo non sta accadendo. Ogni singolo grande impianto viene duramente contestato e la politica, anziché accompagnare questo percorso, di tutelare un interesse collettivo, spesso accompagna la protesta come se la transizione energetica non riguardasse direttamente tutti noi. Nelle Marche, non esiste un singolo progetto di grande impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili che non sia stato o non sia tutt’ora oggetto di forti contestazioni. E’ necessario regolamentare la diffusione di questi impianti affinché si realizzino nei luoghi idonei e con il coinvolgimento delle comunità locali, ma è necessario realizzare anche una transizione energetica senza ulteriore indugi».

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