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Ancona, a Rimini un punto che amplifica dubbi e malcontento

Contro il fanalino di coda la squadra biancorossa non va oltre il pari, andando meritatamente in vantaggio ma venendo raggiunta ad inizio ripresa ed incapace di reagire adeguatamente

Un punto che muove la classifica, ma che non sposta di una virgola le perplessità, i problemi ed anche i dubbi di un’Ancona che non va oltre il pari in casa del fanalino di coda Rimini. Un risultato che scontenta comprensibilmente i quasi 800 tifosi saliti al “Neri”, e che apre scenari cupi, ma non solo per quella che è la posizione di un tecnico come Donadel, già salito sul banco degli imputati in questo avvio di stagione, ma anche per sull’oggettiva solidità di una formazione probabilmente fragile sotto il profilo mentale, oltre che rivedibile sotto l’aspetto qualitativo.

La gara contro il Rimini ha mostrato i biancorossi centrati sotto l’aspetto dell’approccio: subito aggressivi, però anche imprecisi, considerando l’errore di Cioffi al 17’ che da posizione privilegiata non ha inquadrato lo specchio della porta, e il colpo di testa di Pellizzari alla mezz’ora che su traversone di Paolucci ha alzato troppo la mira. In più, calci d’angolo a ripetizione (a fine gara saranno 14), pressione costante, ed anche un contropiede non finalizzato al 37’ sulla prima vera proiezione offensiva dei romagnoli (bravo Perucchini su Ubaldi). Da qui, il vantaggio meritato siglato da Basso, con la complicità della difesa locale, ma che premia l’atteggiamento propositivo dei dorici.

I problemi cominciano ad emergere ad inizio ripresa, seguenti al fallo di mano di Martina che porta sul dischetto un Morra implacabile al 55’ nel riportare la sfida in equilibrio. La reazione dell’Ancona è solo su una buona combinazione Martina-Spagnoli, con la conclusione del bomber che termina sull’esterno della rete poco dopo metà tempo. Poi più nulla, con il Rimini che negli ultimi venti minuti è riuscito anche a farsi minaccioso, l’estremo difensore dei locali praticamente inoperoso ed anche una scelta del cambio di assetto effettuato forse troppo tardi (Energe entrato a dieci minuti dalla fine, e vista la mole di traversoni buttati in area, chissà se i tanti centimetri di Kristoffersen avrebbero fatto comodo prima, e non al tramonto del confronto).

Al di là di tutto, quello che manca è forse una schiarita. Se si ha fiducia nei mezzi della squadra, definita con maggiore qualità dell’anno scorso e partorita dal lavoro in sinergia di mister e direttore sportivo, non è pensabile faticare in questa maniera e palesare così tante difficoltà. Permane però il dubbio se il difetto sia solo nel manico, il cui cambio in corsa sortirebbe quindi davvero l’effetto di dare ad questa formazione un’identità che invece manca, a far emergere quei valori che per ora hanno trovato pallidi riscontri sul rettangolo di gioco. E mentre si consuma il dubbio tra quello che potrebbe essere un vizio di “forma” (che alla squadra non è stata data) ed un vizio di sostanza (da intendersi come reale spessore del roster), si coltiva la speranza di non prendere atto che i mali dell’Ancona derivino da tutti e due. Il tempo per ragionarci su è poco: giovedì al “Del Conero” arriva l’Arezzo.

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