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Ancona, altra scena muta. L'uno-due dell'Arezzo è letale

A cavallo della mezz'ora del primo tempo i toscani trovano due reti di pregevole fattura che, di fatto, chiudono l'incontro vista l'incapacità di reagire dei dorici. Che ora sono attesi martedì dal derby casalingo contro la Fermana

Sembra proprio che in casa Ancona sia arrivato il momento dei conti. Quello presentato dal campionato rischia di diventare salatissimo, perché dopo due pareggi (uno dei quali acciuffato al 94’) e due sconfitte la graduatoria assume giornata dopo giornata sembianze preoccupanti. Quelli da “quadrare” per tagliare il traguardo salvezza non tornano proprio, tanto da dover sperare che alle formazioni coinvolte nella bagarre della zona play-out non riesca quel cambio di passo che condannerebbe i biancorossi senza appello a spareggiare per mantenere la categoria. E poi ci sono quelli da fare – non a caso si parla di “resa dei conti” – in seno a società, tecnico e squadra. Perché va bene auspicare che il gruppo “sia dia una svegliata” (citazione del ds Micciola), d’accordo la teoria degli episodi negativi e della ruota che gira (o non gira) come non dovrebbe, e passi che in allenamento “i ragazzi si applicano, danno il massimo, in campo li ho visti bene” e così via. Però, intanto, un altro treno è passato, e quello transitato al “Città di Arezzo” è sfilato via senza nemmeno provare a salirci sopra.

Il trend intrapreso, insomma, è di quelli brutti, anzi bruttissimi. In Toscana altri due gol presi in un amen (due incassati in cinque minuti, dopo i tre presi col Rimini in dieci), e soprattutto capacità di reazione pari a zero o giù di lì. Gli amaranto hanno trovato due “perle” di caratura pura, con due conclusioni spettacolari che hanno obbligato Perucchini a capitolare, ma è anche vero che, andando a stringere, la gara si è di fatto conclusa lì. L’ora di gioco seguente è trascorsa con l’Arezzo che si è limitato a svolgere diligentemente il compito, col minimo sindacale in difesa che si è rivelato più che sufficiente per respingere i biancorossi a secco di idee, di spunti, tanto da non impensierire mai Trombini – estremo difensore dei padroni di casa – ma nemmeno di dare l’impressione di avere le carte in regola per farlo. Il solito cambio di assetto in corsa – tre sostituzioni insieme, a aumentare la propulsione offensiva – non ha ancora una volta sortito migliorie evidenti: possesso palla sterile, Spagnoli a raccordare centrocampo ed attacco andando a cercare fortuna lontano da quello che è il suo habitat, concretezza che latita così come le conclusioni verso lo specchio della porta.

Pensare che tra settantadue ore – si rigioca martedì in notturna – possa prendere forma con la Fermana un match da ultima spiaggia sembra un’esagerazione, quando ancora mancano due mesi alla fine del campionato, ma il panorama che si presenta davanti all’Ancona non pare davvero suggerire qualcosa di diverso. Dopo arriverà la trasferta di Perugia e quindi ci sarà la Torres al “Del Conero”, a cui faranno seguito i confronti in cui i biancorossi si giocheranno la stagione (Recanatese, Spal e Sestri Levante). Per risalire servirà vincere il derby e cominciare a scalare un centimetro alla volta le pareti della buca dove i dorici sono caduti. Ma il dubbio che questa squadra abbia la forza di farlo si fa sempre più strada, così come le perplessità sulla capacità del tecnico di saper toccare le corde giuste per far reperire ai giocatori le energie migliori per rendere al massimo. I giorni per ragionarci su sono pochi, martedì si torna in campo. Augurandosi ben altro genere di finale, che una piazza stufa e delusa meriterebbe più di ogni altra cosa.

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