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Cronaca Falconara Marittima

Minaccia di strangolare la moglie con un filo elettrico, marito violento condannato per lesioni

L'uomo aveva altre contestazioni ma il collegio penale lo ha assolto perché il fatto non sussiste. L'imputato dovrà scontare solo 8 mesi. Pena sospesa se per un anno farà un percorso di recupero in un centro antiviolenza

FALCONARA – Aveva diverse accuse a suo carico, dopo che la moglie lo aveva denunciato ai carabinieri e fatto finire sotto processo. Maltrattamenti in famiglia, rapina e lesioni aggravate. La condanna per un 33enne afgano è arrivata solo per le lesioni aggravate: 8 mesi con pena sospesa se per un anno farà un percorso di recupero in un centro antiviolenza. La Procura aveva chiesto una condanna a 3 anni e 3 mesi per tutte le accuse. Il verdetto è di questa mattina, del collegio penale presieduto dal giudice Carlo Cimini.
Vittima una 20enne, anche lei afgana. Arrivata in Italia aveva trovato la forza di denunciare il marito. Aveva temuto per ls vita della propria figlioletta. «La butto dal balcone» le avrebbe detto il marito, in una delle aggressioni e litigate subite. La coppia ha vissuto insieme a Falconara, dal 2020 al 2022 e proprio in quegli anni lei, che sarebbe stata picchiata e minacciata più volte, ha capito che certi comportamenti non potevano essere la normalità, come nel suo paese. «Mi sono spostata che avevo 16 anni – aveva riferito la 20enne in una precedente udienza, quando è stata sentita come persona offesa – un matrimonio deciso dalle nostre famiglie perché si usa così. Mio marito però si comportava male con me ma mi dicevano che era normale, che funzionava così. Poi ci siamo trasferiti in Italia e qui ho realizzato che non era normale. Allora l'ho denunciato, avevo paura per mia figlia».

Un matrimonio difficile, fatto di botte, privazioni, anche economiche perché l'uomo avrebbe giocato spesso alle scommesse, anche cifre alte. A novembre del 2022 la giovane è finita in pronto soccorso riportando una prognosi di sette giorni. «Mi ha spinta contro il muro – aveva raccontato lei in aula – poi a terra. Infine mi ha portato via il cellulare e mi ha fatto vedere un cavo elettrico minacciando di strangolarmi. Non voleva che chiamassi i carabinieri e mi ha detto “altrimenti ti uccido”». L'imputato era stato anche arrestato. Tornato libero aveva il divieto di avvicinamento alla moglie e quello di allontanamento alla casa familiare che però è decaduto oggi dopo la sentenza. Dovrà recarsi dai carabinieri per togliere il braccialetto elettronico. A processo era finito dopo la richiesta di giudizio immediato da parte della Procura. L'imputato, difeso dall'avvocato Filippo Paladini, aveva sempre rigettato le accuse della moglie ammettendo che «sì, giocavo d'azzardo ma poi ho smesso e non ho fatto mai mancare nulla in casa». Sulle botte date alla moglie ha detto che non è vero «le nostre erano solo incomprensioni comuni a tante famiglie, litigavamo sì ma non l'ho mai picchiata». Per i giudici del collegio i maltrattamenti non si sarebbero configurati, perché non ripetuti nel tempo, ma solo con sporadiche discussioni di coppia. Nemmeno la rapina del cellulare si sarebbe configurata. Per queste due accuse l'imputato è stato assolto.

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