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Cronaca Osimo

Ilaria Maiorano uccisa di botte dal marito, Tarik El Ghaddassi andrà a processo

Il marocchino è stato rinviato a giudizio per omicidio volontario pluriaggravato. Le figlie saranno parte civile

ANCONA - Dovrà affrontare un processo per aver ucciso di botte la moglie Ilaria Maiorano, 41 anni. Il giudice Alberto Pallucchini oggi ha rinviato a giudizio Tarik El Ghaddassi, marocchino di 42 anni. È accusato del delitto di Padiglione di Osimo, quello dell’11 ottobre scorso. Il processo si terrà davanti alla Corte di Assise e inizierà il 19 dicembre. L’imputato, che in carcere dal giorno del delitto, lo aspetterà ancora da recluso nel carcere di Montacuto. Oggi è stato presente all’udienza preliminare, difeso dall’avvocato Domenico Biasco, tradotto in tribunale dalla polizia penitenziaria. Nella stessa aula c’erano anche i familiari della moglie uccisa, la madre Silvana e il fratello Daniele. Sono state accolte le loro costituzioni di parte civile nel processo dove sono rappresentati dall’avvocato Enrico Ciafardini. Anche le figlie, di 5 e 8 anni, affidate ad un tutore, Arianna Benni, si sono costituite parte civile con l’avvocato Giulia Marinelli. Ammessa, sempre come parte civile, una associazione che si occupa di orfani da femminicidi, “Il giardino segreto”. Il corpo di Maiorano fu trovato nel letto della cameretta delle figliolette, in una pozza di sangue. L’accusa, sostenuta per il 42enne dal procuratore aggiunto Valentina D’Agostino, è di omicidio volontario pluriaggravato dalla crudeltà, dai futili motivi, dai maltrattamenti, dalla presenza delle figlie minorenni e da quella di aver commesso il fatto durante l'esecuzione di una pena visto che l'uomo era agli arresti domiciliari per un fatto pregresso di altra natura.

Ilaria Maiorano

Stando agli accertamenti di indagine Tarik avrebbe lasciato la moglie in agonia per 4-6 ore prima che morisse. L'orario del decesso è stato calcolato tra le 3 e le 6 dell'11 ottobre. Quando arrivarono i soccorsi sanitari in casa della coppia, sulla via Montefanese, dopo la richiesta partita da una parente, erano già passate le 10. Ai carabinieri il tunisino aveva detto di aver avuto un litigio la sera prima e che la moglie era caduta dalle scale ma che poi si era rialzata ed era andata a dormire nella camera delle bambine. Al mattino lui era uscito presto per lavoro. Mentre aspettava un collega non aveva visto la moglie portare le figlie a scuola così era tornato a casa trovando la moglie morta. La difesa dell’imputato oggi ha sostenuto ancora questa versione chiedendo per il suo assistito un rito abbreviato nel caso della riformulazione dell’imputazione.Tarik andrà però a processo per il reato contestato dall’accusa e con tutte le aggravanti che prevedono una pena da ergastolo. “Un atto dovuto - commenta l’avvocato Marinelli, che tutela le figlie della donna uccisa - questo è un primo passo anche se nessuna condanna potrà lenire le sofferenze bambine e restituire loro la mamma”. La difesa dell’imputato aveva chiesto di invalidare l’incidente probatorio delle bambine e l’autopsia perché comunicata solo due ore prima del suo inizio ma le richieste sono state respinte dal gup.

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