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Cronaca

Ddl Prescrizione, gli avvocati di Ancona scioperano: Tribunale bloccato

Gli avvocati chiedono anche che si usi maggiormente lo strumento cautelare del braccialetto elettronico, garanzia per l’indagato e per chi indaga, quasi mai preso in considerazione a fronte degli arresti domiciliari

Il Parlamento discute il Ddl che aumenta della metà i termini di prescrizione (Ddl Prescizione) base dei reati di corruzione propria e impropria. E gli avvocati di Ancona entrano ufficialmente in stato di agitazione, insieme ai colleghi di altri fori d’Italia. Le toghe doriche non ci stanno. Il motivo? Sono decenni (nonché innumerevoli legislazioni) che il mondo della giustizia è in attesa di una profonda riforma. Oggi, di fronte a questa proposta, i legali di Ancona ne sono convinti, servono processi rapidi, certezza delle pene a fronte di depenalizzazioni in altri campi e fasi di indagine più snelle. Il resto è retorica. Ecco allora che le Camere Penali di Ancona hanno aderito allo sciopero delle UCP (Unione Camere Penali d'Italia). Il Tribunale del capoluogo marchigiano si è svuotato e i processi sono bloccati, da oggi fino al 4 dicembre. E già da lunedì il palazzaccio dorico ha subito un aspetto spettrale. «E’ inutile diminuire i tempi della prescrizione, per cui ci fermiamo fino a venerdì - ha ribadito il presidente delle Camere Penali di Ancona l’avvocato Ferdinando Piazzolla - Inoltre chiediamo che i giudici applichino maggiormente lo strumento cautelare del braccialetto elettronico, garanzia per le indagini e per l’indagato. Oggi i lbraccialetto è poco preso in considerazione a fronte degli arresti domiciliari, che sono più costosi, anche in termini di impiego dell Forze Dell'Ordine le quali, invece che pattugliare il territorio, sono costrette a controllare continuamente gli arrestati domiciliari». Per questo oggi, chi ha condiviso questa battaglia, ha indossato un braccialetto arancione con scritto “Più braccialetti e mano carcere”. Il carcere appunto, la forma di pena più afflittiva e costosa. 

Un discorso che si fonda sua una più generale e importante premessa. Ancona, come il resto del Paese, vive tempi in cui parte dell’opinione pubblica ha completamente capovolto i valori di una giustizia giusta, in cui gli indagati sono ormai già meritevoli di un processo pubblico, dove chi viene rinviato a giudizio è già un condannato. Scivolando nel vicolo cieco della demagogia, dove si raggruppa chi crede che per risolvere le storture di quella giustizia, si debba solo condannare di più. Anche aumentando i tempi di prescrizione. Abbandonando i valori su cui si fonda la nostra giustizia, improntata sul processo equilibrato (accusa, difesa e giudice super partes) nei confronti dell’imputato che, fino all’ultimo grado di giudizio, non è da considerare innocente: é innocente. Senza dimenticare che il processo deve avere una “ragionevole durata”, destinata ad aumentare proprio con l’aumentare della prescrizione, trasformando le udienze in meccanismi di mortificazione per chi deve essre giudicato. E più si allontana il momneto della sentenza, più il fatto di reato si perde nella notte dei tempi, fino a liquefare la sentenza di un giudice, che diviene prassi di poco conto. Per non parlare dell’"uso dissennato delle risorse finanziarie" che ha portato negli anni ad Uffici Giudiziari inefficienti. Una macchina che necessita di meno pene e più certe, non di ulteriori norme e reati. Infine c'è anche l'oopoosizione alla sempre più frequente prassi del processo in video conferenza, con avvocati lontani dal proprio assistito. Il risultato? La rinuncia al momento del confronto difensivo con la conseguente conpromissione per l'iter della difesa. E che per risolvere tutto questo basti aumentare i tempi di prescizione, gli avvocati di Ancona hanno molti dubbi. 

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