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Suicidio assistito nelle Marche, inizia l'iter di discussione della proposta di legge

Le Marche, dunque, potrebbero essere la prima Regione italiana ad approvare un provvedimento che va in questa direzione

ANCONA – È ufficialmente iniziato l’iter istituzionale che porterà in discussione in consiglio regionale le due proposte di legge sull’assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito sulla base della sentenza n. 242/19 della Corte Costituzionale, presentate rispettivamente dal capogruppo del Partito Democratico Maurizio Mangialardi e dalla consigliera Manuela Bora. Proprio questa mattina, infatti, la IV commissione Sanità e Politiche sociali ha nominato i relatori del testo unificato che saranno lo stesso Mangialardi, per la minoranza, e Giorgio Cancellieri, per la maggioranza. Le Marche, dunque, potrebbero essere la prima Regione italiana ad approvare un provvedimento che va in questa direzione. 

“Ho avuto modo di seguire fin dall’inizio questi tre casi – spiega Mangialardi – constatando quanto, in assenza di una legge che determini procedure chiare e tempi certi, sia difficile esigere un diritto sancito anche dalla Corte costituzionale. L’obiettivo della nostra proposta è semplice: chi si rivolge al Servizio sanitario regionale per poter porre fine alle proprie sofferenze in maniera libera e cosciente deve vedersi garantito quanto previsto dalla legge, senza interferenze politiche e ideologiche da parte di chi governa. E questo può avvenire in soli venti giorni, un lasso di tempo congruo per consentire alla struttura sanitaria di svolgere tutte le verifiche sul richiedente previste dalla sentenza Cappato/Dj Fabo, trasmettere le relative relazioni al Comitato etico competente che dovrà emettere il suo parere, informare la personaLa commissione ha deciso anche 

“Credo che la proposta da me depositata quasi un anno fa – afferma Bora – possa arricchire l’articolato che andremo a discutere in aula, in particolare laddove emerge l’obbligo per le strutture sanitarie di fornire il livello di assistenza riveniente dall’applicazione di norme statali, così come derivate da un giudizio di costituzionalità con cui è stata ampliata la sfera di non punibilità di una condotta e perciò aggiungendo una “nuova prestazione” assistenziale a carico del servizio sanitario nazionale”.

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