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La protesta aspetta il treno: «Costi sostenibili, riaprite la stazione marittima»

Le ragioni che hanno spinto associazioni ambientaliste, movimenti e singoli cittadini a riunirsi sulla banchina per chiedere la riapertura dello scalo chiuso sei anni fa

Costi di ripristino sostenibili, così come l’impatto sulla circolazione veicolare soprattutto se andrà in porto (in tutti i sensi) il progetto di collegamento intermodale. Sono le ragioni che questa mattina hanno spinto associazioni ambientaliste, movimenti e singoli cittadini a riunirsi sulla banchina della stazione marittima per chiedere la riapertura dello scalo chiuso sei anni fa e parzialmente smantellato. 

Alla manifestazione hanno aderito una trentina di persone tra cittadini comuni e rappresentanti di Italia Nostra Ancona, Legambiente, Portonovo per tutti, Comitato Mezzavalle libera, M5S, Altra Ide di città, Democrazia Collettiva e Urlo. «Il costo che è stato stimato per il ripristino è di 3 milioni e mezzo- ha detto Daniela Diomedi (M5S Ancona)- non sono affatto insostenibili. Vogliamo che i decisori tornino sui passi scellerati fatti dalla giunta precedente». Il futuro della stazione è in stand-by. La linea aerea è già stata smantellata e l’Autorità Portuale ha chiesto a Rfi la possibilità di rimuovere i binari visto che non esiste più un diritto concessorio. Il Comune ha aggiunto più volte che ripristinare quella linea ferroviaria significherebbe fermare il traffico veicolare troppe volte al giorno per consentire il passaggio dei convogli, provocando ingorghi e aumento di smog nell’area di via XXIX settembre e degli Archi. D’altra parte, la Regione Marche non ha escluso i vantaggi di una eventuale riapertura dello scalo. «Il progetto dell’Authority è quello di spostare lo scalo marittimo dietro ai silos, anche noi vogliamo lo spostamento delle banchine commerciali verso il molo sud e la banchina “Marche”- spiega Maurizio Sebastianelli (Italia Nostra Ancona)- le macchine e i camion non dovrebbero più passare per il porto storico, ma da tutt’altra parte. La metropolitana di superfice potrebbe dunque circolare senza creare problemi». Sulla stessa linea Francesco Rubini (Altra Idea di Città): «Riunioni con tecnici e Rfi hanno dimostrato che questo problema è facilmente superabile, quello che qui manca è la volontà politica». il consigliere comunale Gianluca Quacquarini (Gruppo misto - Democrazia collettiva): «Motivazione incomprensibile, anche il trasporto dei container fino in banchina, previsto con il progetto di intermodalità, richiederebbe degli stop alla circolazione». La Diomedi richiama l’attenzione sui problemi di viabilità che invece già esistono: «Andassero ogni giorno alle 18 a vedere cosa succede a via Conca, il vero blocco è lì. Quello che succederebbe qui non sarebbe un problema irresistibile». Al sit-in ha preso parte anche Ioselito Arcioni, vicesindaco di Fabriano e assessore comunale alla mobilità: «La mia presenza qui è solo per dire che il treno è il mezzo di trasporto più sostenibile che abbiamo e questa fermata, che porta la ferrovia “in bocca” alla città” è una risorsa unica per tutto il territorio marchigiano». 


 

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