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Edifici su zone a rischio frana: i dati sul consumo del suolo ad Ancona e non solo

Nelle Marche il 6,3% degli edifici insiste in aree considerate ad alta pericolosità idraulica e il 4,6% è in zone a rischio frana

ANCONA - Nelle Marche il 6,3% degli edifici insiste in aree considerate ad alta pericolosità idraulica e il 4,6% è in zone a rischio frana mentre, negli ultimi 15 anni, sono spariti quasi 4mila ettari di terreno. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Marche su dati Ispra in occasione della Giornata mondiale del suolo indetta dalle Nazioni Unite che si celebra il 5 dicembre.

Solo nel 2022, l’ultimo anno preso a riferimento dall’istituto, la provincia che ha consumato la superficie maggiore di territorio è Macerata (65 ettari), davanti ad Ancona (60 ha), Ascoli (36 ha), Pesaro Urbino (32 ha) e Fermo (24 ha). “L’effetto delle coperture artificiali è che il suolo non riesce a garantire l’infiltrazione di acqua piovana che scorre in superficie aumentando la pericolosità idraulica del territorio” spiegano da Coldiretti Marche. Il tutto avviene in una regione che ha vissuto negli ultimi anni alluvioni e smottamenti con danni ingenti alle popolazioni e al tessuto produttivo, compreso quello agricolo con evidenti cali produttivi nei settori di punta, dai cereali al vino, dall’ortofrutta all’olio. “Per questo – continua la Coldiretti – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. La perdita delle campagne pesa anche sull’approvvigionamento alimentare del Paese in un momento in cui peraltro l’incertezza e la guerra sta provocando difficoltà negli scambi commerciali favorendo le speculazioni.

È necessario difendere il suolo coltivatore e lavorare sulle infrastrutture e sull’innovazione, dagli invasi per raccogliere l’acqua in eccesso alle nuove tecniche di evoluzione assistita (Nbt) per investire sulla genetica green capace di tutelare l’ambiente, proteggere le produzioni agricole e difendere il patrimonio di biodiversità”.

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