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Tutta l'Italia e le Marche piangono Carletto Mazzone

Se n'è andato ad Ascoli Piceno una delle icone del calcio nazionale, recordman di presenze sulle panchine di Serie A e con alle spalle 38 anni ininterrotti di attività come allenatore tra la Serie C ed il massimo campionato italiano

La casualità ha voluto che il suo ultimo giorno di vita coincidesse con quello dell’inizio di un campionato di Serie A. D’altronde, Carletto Mazzone era così: genuino e diretto, ma mai banale e mai scontato, e soprattutto legato a doppio filo a quel mondo del calcio che lo ha visto tra i protagonisti indiscussi per quasi quarant’anni. Il “Sor Carletto”, come veniva comunemente chiamato, se n’è andato nel pomeriggio di sabato 19 agosto, all’età di 86 anni, in quella Ascoli Piceno dove viveva da tempo, e che gli ha anche dedicato nel 2019 la nuova tribuna Est dello Stadio Cino e Lillo Del Duca, nel medesimo anno in cui è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.

Sono ben 38 gli anni consecutivi passati in panchina, a partire dalla prima esperienza nella città picena (che fece salire dalla C fino alla massima serie), fino ad arrivare al Livorno, ultima fermata del suo lunghissimo viaggio che lo ha portato a detenere il record di presenze da allenatore in Serie A (ben 797 contando gli spareggi), numero dei “gettoni” che cresce fino ad arrivare a quasi 1300 aggiungendo le categorie inferiori e le coppe nazionali ed europee.

Fu lui a lanciare in prima squadra nella Roma Francesco Totti nel suo triennio da nocchiere giallorosso, in quella città che gli ha dato i natali e lo ha amato. Ma anche il primo ad avere avuto l’intuizione di spostare di ruolo Andrea Pirlo arretrando il suo raggio d’azione, durante la sua permanenza a Brescia di cui si ricorda in particolare la sua corsa sotto la curva atalantina - colpevole di averlo ripetutamente beccato durante il derby - al momento del gol del definitivo 3-3 siglato in pieno recupero, ripreso dalle telecamere in un video che resta ancora virale. Il suo lunghissimo Giro d’Italia lo ha portato a pilotare Fiorentina, Catanzaro, Bologna, Lecce, Pescara, Cagliari, Roma, Napoli, Bologna, Perugia, Brescia e Livorno.

Tra gli innumerevoli aneddoti, spicca quello relativo alla finale di Champions League 2009, che il Barcellona vinse battendo il Manchester United: il tecnico dei blaugrana, Pep Guardiola, invitò personalmente Mazzone ad assistere in tribuna all’incontro, dedicando in seguito il trionfo continentale a quello che definì “Maestro”. E la cui scomparsa, oggi, a prescindere da ogni credo calcistico, lascia tutti tristi, oltre che un po’ più poveri.

Il cordoglio di Acquaroli

«Se ne è andato Carletto Mazzone, figura simbolo di un calcio fatto di passione, autenticità e attaccamento. Romano di nascita ma sicuramente molto legato alla nostra regione e ad Ascoli, dove aveva scelto di vivere- ha commentato il presidente della Regione Marche. Francesco Acquaroli- lo ricordiamo oggi e lo ricorderemo sempre con gratitudine, stima e simpatia. Alla Sua Famiglia ed a tutti i Suoi Cari, le mie più sentite condoglianze».

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