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Campo di battaglia e terme cittadine: come era fatto l’anfiteatro romano di Ancona

Storia e architettura dell'anfiteatro romano di Ancona, con i due varchi: uno per l'ingresso dei soldati, l'altro per l'uscita dei morti e dei feriti

L’ Anfiteatro Romano fu realizzato nel periodo augusteo (fine I se. a.C. – inizi I sec. d.C.) sulla sella collinare che sovrasta il porto e la città antica di Ancona, situato tra i Colli Guasco e dei Cappuccini a 40 mt sul livello del mare. L’ Anfiteatro presentava una cavea sviluppata su oltre venti gradinate disposte su tre ordini che poggiava in parte sulla roccia marmosa (tagliata per accogliere la struttura) e in parte su volte cementizie costruite in elevato e poteva accogliere fino a 10.000 spettatori. Molteplici le tecniche costruttive dell’Anfiteatro (opera quadrata, opus reticolatum, laterizio…) e spesso in mescolanza tra loro che testimoniano sia alcuni “ripensamenti” in corso d’opera, sia fasi edilizie successive.

Dopo l’abbandono in età antica (IV sec. d.C.) venne utilizzato come cava di materiali e, a partire dal XIII secolo, come base per nuove costruzioni che ne hanno nascosto la struttura. Solo nel 1810 si identificò nella volta della cantina del conte Bonarelli uno degli ingressi principali del monumento, Porta Pompae, ingresso destinato ai soldati, mentre quello secondario corrisponde forse alla Porta Libitinensis, destinata all’uscita dei morti e feriti e simbolo del passaggio all'aldilà. Annessi all’Anfiteatro sono i locali adibiti a uso termale: un vasto ambiente con vasca a mosaico e pareti affrescate, e altri ambienti con resti del sistema di riscaldamento termale, eretti sopra un precedente lastricato. Nel 1930 iniziarono gli scavi grazie all’intervento della Soprintendenza, a cui si aggiunsero finanziamenti ministeriali appositamente erogati dopo il sisma del 1972.

Tratto da: Comune di Ancona, portale cultura e turismo.
 
 
 

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