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Cronaca

Revenge porn a scuola, caso ad Ancona tra 12enni: «I ragazzi ci sfuggono di mano»

Il caso emerso durante il consiglio comunale monotematico sulla microcriminalità giovanile. L'Ordine degli psicologi delle Marche lancia l'allarme giovani-social: «Vivono in realtà virtuali, ci stanno sfuggendo di mano»

«L’altro giorno in studio abbiamo affrontato un caso di "revernge porn" che coinvolge due studenti di appena dodici anni di un istituto di Ancona». Lo ha detto l’avvocato Andrea Nobili, in rappresentanza della Camera minorile di Ancona, nel corso del consiglio comunale tematico sulla microcriminalità. Il legale non ha aggiunto altri dettagli sull’argomento, ma ha richiamato l’attenzione sull’uso improprio che molti giovanissmi fanno dei social. Uso che, a volte, diventa reato. «Quando parliamo di microcriminalità parliamo della punta di un iceberg, la violenza ha dietro delle ragioni che vanno studiate e capite- ha detto Nobili- bisogna analizzare il contesto sociale dietro al quale i ragazzi crescono, perché dietro ad azioni così trasgressive c’è una fragilità che riguarda anche le famiglie, la povertà materiale oltre che educativa e l’uso inappropriato dei sistemi moderni di comunicazione. Quello che va fatto, accanto alla repressione, è intercettare il disagio e sostenere le famiglie». Nobili ha anche spiegato che Ancona si piazza tra i primi posti in Italia per numero di minorenni o giovani adulti presi in carico dai servizi sociali: sono 816: «Più di Milano e Torino e vicino al migliaio dei casi di Napoli- ha spiegato il legale- questo lo si può leggere in una duplice ottica, da un lato si può pensare che da noi c’è una significativa emergenza. Dall’altro, siccome Ancona non è il Bronx, che forse si sta prendendo la via giusta dell’intervento dei servizi sociali». 

Sempre nell’ambito del consiglio comunale, sul rapporto studenti-social è intervenuto anche Francesco Savore in rappresentanza dell’Associazione Presidi: «La classe è un gruppo di lavoro, ma non possiamo noi docenti preoccuparci solo dell’apprendimento- ha spiegato il dirigente scolastico- la scuola non si può disinteressare di ciò che i ragazzi fanno fuori dalle mura di un istituto, o anche delle interazioni via social che costruiscono. Questo è stato un limite del passato di cui il sistema scolastico si dovrebbe pentire. Va capito che tipo di relazioni vanno a costruire fuori da scuola e a 14 anni è anche troppo tardi, forse è il caso di intervenire già dalla scuola dell’infanzia. Bene, ad esempio, introdurre la figura dello psicologo a scuola, ma che poi non finisca con l’emergenza pandemica». 

Alessandro Suardi (Ordine degli psicologi delle Marche): «I nostri ragazzi ci stanno sfuggendo di mano anche per l’assenza di uno dei genitori, che spesso abdicano al proprio ruolo per inseguire una società commerciale. Sotto il lockdown abbiamo avuto un balzo di accessi anche per la sindrome di Hikikomori- spiega Suardi- anche quella è una spia di allarme. Si dedica il tempo alle cose, ma meno alle relazioni e queste vanno ad assomigliare sempre più a quelle del mondo virtuale dove tutto è narcisistico- aggiunge lo psicologo- nella realtà virtuale è tutto facile, non c’è frustrazione. Un terzo dei giovani ha relazioni sentimentali online. I nostri ragazzi sono in “non -luoghi” di aggregazione, di fronte ai quali il nostro cervello da adulti è spiazzato e che non riesce a comprendere. Ecco perché punteremo, come Ordine, alla figura di uno psicologo per ogni scuola, ma che non sia un semplice sportello di ascolto bensì che abbia un ruolo proattivo». 

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