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Cronaca

"Bagni informati?", il dossier di Goletta Verde lanciato nelle Marche

Legambiente, oltre ai consueti monitoraggi effettuati dai tecnici, lancia il dossier “Bagni informati?

Com’è l’acqua? Si può fare il bagno qui? Sono queste le domande che spesso i bagnanti rivolgono all’equipaggio di Goletta Verde, la storica imbarcazione di Legambiente, oggi e domani attraccata a Circolo Nautico Sanbenedettese a San Benedetto del Tronto, dove si terranno una serie di iniziative nell’ambito di FestAmbiente, e il 3 agosto ad Ancona per la conferenza stampa finale di presentazione dei dati del monitoraggio eseguito dai tecnici di Goletta Verde. 

Per rispondere alle tante domande legate alla qualità delle acque, Legambiente, oltre ai consueti monitoraggi effettuati dai tecnici, lancia il dossier “Bagni informati? La cartellonistica: una caccia al tesoro”, che approfondisce il tema della presenza in spiaggia della cartellonistica informativa obbligatoria per legge.   Nei punti monitorati da Goletta Verde non si può certo dire che i bagnanti vengano informati a dovere. La cartellonistica in spiaggia è quasi inesistente, anche se obbligatoria per legge da tre anni per i comuni costieri, che dovrebbero apporla nei punti di accesso più frequentati e visibili delle nostre spiagge. I cartelli informativi hanno la funzione di informare i cittadini sulla qualità del mare (in base alla media dei prelievi degli 4 quattro anni), riportando i dati delle ultime analisi e le eventuali criticità della spiaggia stessa.

«Lo scorso anno, i tecnici di Goletta Verde, nel loro periplo delle coste italiane – spiega Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde – hanno trovato questi cartelli informativi solo nel 5% dei casi su un totale di 265 punti di osservazione. Un risultato davvero insoddisfacente, alla pari dei cartelli di divieto di balneazione che hanno il compito di informare sul rischio sanitario che si corre bagnandosi in quel determinato tratto di mare. Eppure, anche questi sono merce rara. Si tratta di un problema che non va minimamente sottovalutato, perché mette a rischio la stessa salute delle persone. In molti punti giudicati critici dai tecnici di Goletta Verde, infatti, viene spesso registrata la presenza di bagnanti nel punto preso in esame o nelle immediate prossimità dello stesso».       

Anche sulla presenza dei cartelli con divieto di balneazione, il bilancio 2016 di Goletta Verde è stato impietoso: Legambiente ha contato solo 1 cartello su 4 punti vietati alla balneazione per motivi di inquinamento, riscontrando, però, la presenza di bagnanti, per lo più bambini, proprio nei punti interdetti alla balneazione. In molti casi, poi, i tratti di costa vietati alla balneazione corrispondono a foci di fiumi e piccoli canali. In particolare, i volontari della Legambiente Marche, tra metà giugno e fine luglio 2017, hanno effettuato monitoraggi lungo un tratto di costa di 20 km, da Pesaro a San Benedetto del Trontonel 36,3% dei 44 transetti osservati la cartellonistica informativa è risultata assente. Con il recepimento della Direttiva Europea sulle Acque, attraverso due normative nazionali (D. Lgs. N.116/2008 e decreto del 30 marzo 2010), i Comuni delle nostre coste sono tenuti ad informare il cittadino in modo puntuale, attraverso cartelli che devono essere posti nei “luoghi di maggiore afflusso”, a prescindere se nel tratto di spiaggia vi sia o meno la presenza di uno stabilimento balneare.

Sono due le tipologie di cartelli che devono essere esposti: quelli sulla qualità delle acque, che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare (in base alla media dei prelievi degli ultimi 4), riportando i dati delle ultime analisi e le eventuali criticità della spiaggia stessa, e quelli sui divieti di balneazione che possono essere temporanei, se legati a un fenomeno di inquinamento “passeggero”, o permanenti. In entrambi i casi, i campionamenti e le analisi delle acque di balneazione per la valutazione della loro qualità e della loro conformità durante la stagione balneare vengono eseguite dall’Arpa, l’Agenzia Regionale per l’Ambiente, mentre spetta poi ai comuni costieri, attraverso un’ordinanza, apporre il divieto di balneazione nel tratto di costa interdetto, mentre sono le Regioni a classificare le proprie acque.

Nelle Marche, non tutta la costa è considerata balneabile. Divieti a parte, esistono tratti (in genere foci di fiumi e porti) dove la balneazione è perennemente vietata. In tali acque non è obbligatorio eseguire analisi per stabilirne la qualità, né tantomeno esporre la cartellonistica informativa circa la qualità del suddetto tratto, ma deve essere obbligatoriamente presente il cartello di divieto di balneazione. Sotto accusa non soltanto l’assenza di cartelli, ma anche l’inadeguata informazione: ne è un esempio il tratto di costa nel Comune di Numana, interdetto alla balneazione per 700 metri complessivi, di cui una parte in modo temporaneo e un’altra permanente, e caratterizzato dalla presenza della Foce Musone. In tutta quest’area, nonostante l’analisi approfondita da parte dei volontari, è stata riscontrata la presenza di un solo cartello informativo, situato a metà della spiaggia confinante con la stessa foce, un numero giudicato insufficiente a garantire un’adeguata informazione per un tratto di costa di oltre mezzo chilometro. 

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