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Cronaca

Acque curative per "purificare" dai tamponi, antibiotici fai da te e trasfusioni pericolose: nei guai fisioterapista "guaritore"

Visitava pazienti, prescriveva cure non riconosciute dalla scienza, effettuava trasfusioni conservando il sangue in un frigo domestico. L'elenco delle pratiche antiscientifiche

FABRIANO -  Visitava pazienti, prescriveva cure non riconosciute dalla scienza, effettuava trasfusioni conservando il sangue in un frigo domestico. Non solo. Secondo gli investigatori ricorreva ad antibiotici “fai da te” e usava perfino acque curative per purificare l’organismo da presunti metalli pesanti dovuti ai tamponi Covid. A finire nei guai è stato un fisioterapista di Fabriano, interdetto dalla professione e per il quale è scattato anche il sequestro dello studio. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Norm di Fabriano, l’uomo esercitava la professione medica senza i necessari titoli. Somministrava medicinali guasti, spesso realizzati da lui stesso con pratiche non riconosciute dalla scienza. Tra questi c’erano trattamenti all’ozono,  vietati al di fuori della professione medica e inadeguati ad un utilizzo sanitario. Ai pazienti chiedeva di tacere su quegli stessi trattamenti.  

Le "cure"

Nel caso specifico dell’ozono, secondo quanto accertato, era di pessima qualità e capace di generare effetti collaterali gravissimi. Le punture di ozono erano delle vere e proprie iniezioni d’aria, dicono gli investigatori, capaci di creare microembolie. Ozono che veniva applicato anche direttamente sul bulbo oculare per “curare” patologie dell’occhio.  Alcune di queste iniezioni sarebbero state proposte alle pazienti per un presunto e temporaneo aumento del seno. Altre pratiche illecite consistevano nell’uso di presunte cellule staminali e prelievi in ambulatorio, con elevato rischio della vita.  Il sangue derivato dalle trasfusioni, per scopi ancora da accertare, veniva conservato in frigoriferi domestici, senza alcuno dei trattamenti medici necessari né il rispetto delle procedure di sterilizzazione. L’uomo somministrava quelli che lui stesso definiva antibiotici, preparati in prima persona, al posto dei medicinali autorizzati. Il tutto a pazienti con patologie anche molto gravi.  L’indagato, secondo gli investigatori, ricorreva anche a finte acque curative, che sarebbero state capaci di evitare gli effetti collaterali “provocati dalla presenza di metalli pesanti altamente nocivi nel tampone per la ricerca del Covid 19”. Punture di sangue venivano applicate all’altezza della cervicale per problemi legati alla sfera psichiatrica. 


 

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