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Cronaca

Rischiò di morire in un incidente, ora sogna le Olimpiadi: «Gareggerò per l'Italia»

Endri Bani, 28enne albanese, ha ricevuto la cittadinanza dal sindaco di Ancona. Investito da un'auto pirata, ha perso una gamba: adesso si allena per Tokyo 2020

Dalla paura di morire a un sogno a cinque cerchi. In mezzo, un terribile incidente che ha stravolto la sua vita, l’ha lasciato senza una gamba, ma non senza la voglia di lottare, amare e coltivare le sue passioni. E’ la storia di Endri Bani, nato a Divjakë, in Albania, nel 1991, ma da una ventina d’anni nel nostro Paese e da 6 ad Ancona. Ieri il sindaco del capoluogo dorico, Valeria Mancinelli, gli ha conferito la cittadinanza italiana. Al giuramento sulla bandiera tricolore c’erano anche i parenti e le due muse ispiratrici, la moglie Egxhona e la figlia Andrra, 3 anni e già avviata al nuoto agonistico e alla danza. Dopo aver rischiato di morire per colpa di un pirata della strada - mai rintracciato - che in una notte d’estate ha centrato la sua moto, l’ha fatto volare in un fossato e poi si è dato alla fuga, oggi Endri è impegnato in un lungo percorso di riabilitazione, dopo il coma, 7 interventi chirurgici e due mesi passati in ospedale. Ma ormai la “road to Tokyo 2020” è tracciata.

Il sogno a cinque cerchi

«Sogno di partecipare alle Paralimpiadi. Con la nazionale azzurra, ovviamente, perché dopo 13 anni di lavoro stabile finalmente sono diventato cittadino italiano - dice -. Non dimentico le mie origini, ogni sei mesi torno in Albania, ma amo questo Paese e voglio rappresentarlo ai Giochi olimpici. Ho ripreso ad allenarmi e da gennaio mi sottoporrò a due interventi nel Centro Protesi Inail di Budrio. Mi verrà impiantata una protesi bionica alla gamba: tornerò a camminare, a correre, a nuotare. Poi parteciperò alle gare con la Federazione dell’Inail per qualificarmi a Tokyo 2020». Dove conta di portare in alto i colori dell’Italia e di Ancona, la sua città adottiva. «La sindaca si è messa a piangere quando mi ha ricevuto, voleva essere lei in persona a darmi la cittadinanza - racconta Endri -. Mi ha regalato anche un tricolore con una piccola dedica. La mia storia l’ha colpita molto. Fino all’estate scorsa la mia vita era normalissima: facevo il camionista di giorno e il cameriere la sera per guadagnare di più e mantenere la mia famiglia. La notte del 25 luglio 2019 è cambiato tutto. Era l’una, sono uscito dal ristorante in cui lavoravo a Sirolo, sono salito sulla mia moto, sono un ducatista sfegatato, ma sulla strada verso casa ho sentito una cannonata alle spalle: un’auto mi ha tamponato, sono caduto, l’impatto mi ha tranciato una gamba e sono volato in un fosso. Sono rimasto lì due ore, mentre il pirata della strada è scappato. Sentivo un dolore atroce, perdevo tantissimo sangue. Per arrestare l’emorragia, mi sono tolto la bandana e l’ho legata al ginocchio. Avevo le clavicole rotte, il bacino sbriciolato, le ossa ridotte a un centimetro. Pensavo di morire, ma il casco mi ha salvato la vita. Poi è arrivato un gruppo di ragazzi, si sono accorti di me e hanno chiamato i soccorsi». Oltre a terribile danno, anche la beffa: per chi ha rilevato l’incidente, il centauro avrebbe fatto tutto da solo. Nessun pirata, insomma. «Mi hanno ritirato tutte le patenti, poi me le hanno restituite perché il contachilometri si è fermato a 53 all’ora e non avevo nemmeno una goccia di alcol in corpo: come facevano a dire che non sono stato tamponato, se la moto è distrutta nella parte posteriore e a terra c’erano 6 metri di frenata di un’auto?». Nessun testimone, nessuna telecamera in zona: un incidente fantasma. 

Il ritorno alla vita

Endri è stato in coma per tre giorni. Per due settimane è rimasto intubato. Poi ha trascorso un lungo periodo nella rianimazione dell’ospedale regionale di Torrette e in ortopedia, dove pian piano è tornato alla vita. «I medici sono stati fantastici, le infermiere piangevano con me quando sentivo dolore, come in una famiglia. Sono riusciti ad evitare l’amputazione anche dell’altra gamba. Ho fatto 7 interventi chirurgici, il dottor Raffaele Pascarella, che ha operato anche Valentino Rossi, è stato eccezionale. Da questa esperienza posso dire che Torrette è uno dei migliori ospedali d’Italia». Adesso per Endri è cominciata una nuova vita. «Quell’incidente mi ha stravolto l’esistenza, ma per fortuna ho mia moglie, mia figlia, mio papà, tanti amici: mi portavano i pesi all’ospedale perché potessi cominciare ad allenarmi sul lettino, per non farmi sentire la mancanza della palestra». E adesso, il 28enne non vede l’ora di prenotare i biglietti per Tokyo 2020, con il suo nuovo passaporto italiano. «Sono un pugile, ma alle Paralimpiadi non è prevista la boxe, per questo mi preparerò per concorrere in altre due discipline: l’atletica leggera e la pesistica». Coraggio Endri: il Giappone non è poi così lontano. 

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