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Cronaca

Legambiente: nelle Marche il cemento si è "mangiato" il 54% delle coste

Diffusi i dati del dossier "Salviamo le coste italiane", che analizza il consumo delle aree costiere attraverso un lavoro di analisi e confronto delle foto satellitari. Coldiretti: via anche il 10% delle campagne

Nelle Marche il 54,4% delle coste è stato trasformato dal cemento: a lanciare l’allarme è la Legambiente, nel suo dossier “Salviamo le coste italiane”, che analizza Regione per Regione il consumo delle aree costiere attraverso un lavoro di analisi e confronto delle foto satellitari. Scatti che hanno permesso di riconoscere le aree dove è stato cancellato in modo irreversibile il rapporto tra mare, paesaggi naturali e agricoli.

LE MARCHE. Dei suoi 180 km di lunghezza, le Marche contano ben 98 km di costa oramai trasformati a usi urbani e infrastrutturali. Risultano liberi dall’urbanizzazione i 26 km di costa ricadenti nelle due grandi aree protette, formate dal Parco Regionale del Monte Conero e il Parco Regionale del Monte San Bartolo, che anche grazia alla morfologia montuosa, hanno fatto da freno al cemento. Altri 28 chilometri di aree agricole e 14 di aree ancora naturali rischiano di finire cancellati dalla continua crescita del cemento. Il 64% del consumo verificatosi tra il 1988 ed il 2006 (circa 4,5 km) è avvenuto per usi prettamente urbani (residenziali e servizi annessi); il restante 36%, quindi 2,5 km, consiste in opere infrastrutturali e industriali.

Nonostante la Legge Galasso del 1985, ultimo momento di vera attenzione nei confronti della tutela del patrimonio costiero, nelle Marche dall'entrata in vigore di quella legge ad oggi sono spariti altri 7 km di costa.

“L'inedificabilità assoluta è il prossimo grande obiettivo che questa Regione deve porsi – commenta Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche -, ormai questa scelta non può più essere rimandata. Tutte le aree costiere ancora libere dall'edificato devono essere tutelate per almeno 1 chilometro dal mare. E questo non solo per salvaguardare le bellezza e la qualità del nostro territorio, risorsa non rinnovabile e preziossima per la valorizzazione anche in chiave turistico-economica della nostra Regione, ma anche perché le Marche sono particolarmente esposte al rischio idrogeologico e al fenomeno dell'erosione costiera. I numeri non lasciano dubbi – conclude Quarchioni -, è necessario accelerare il passo e prendere provvedimenti seri e urgenti per la tutela del nostro litorale”.

Lo studio è stato realizzato su 1.800 chilometri di coste delle Regioni Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Campania, Lazio, Sicilia ed è scaricabile al sito www.legambiente.it.

COLDIRETTI. Più della metà dei paesaggi naturali marchigiani sono dunque ora occupati da occupato da palazzi, ville, alberghi e porti. Nemmeno i campi si salvano: nel commentare il dossier la Coldiretti denuncia infatti che “negli ultimi 5 anni è scomparso quasi il 10% della campagna marchigiana, con un’evidente accelerazione del fenomeno della cementificazione del suolo.”
Ai 229mila ettari svaniti tra il 1960 e il 2008 se ne sono aggiunti altri 55mila nel giro di appena cinque anni. Non deve dunque stupire che, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat-Cnel, i cittadini che indicano l’eccessiva cementificazione tra le cinque priorità ambientali rappresentano oggi il 19% della popolazione, contro il 10% che esprimeva la stessa preoccupazione nella precedente rilevazione, risalente a più di dieci anni fa.
Una percentuale praticamente raddoppiata, proprio per effetto dell’eccessiva costruzione di edifici che mette a rischio l’assetto del paesaggio.

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