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Cronaca

Casa Transilvania, prostituzione e faide per il territorio: condanne per 81 anni

Cade l'accusa dell'associazione mafiosa e la Corte D'Appello delle Marche ha condannato tutti i 24 imputati del processo "Transilvania", ma ridimensionando le pene che, in primo grado, arrivavano a 105 anni

Erano arrivati direttamente della Romania per investire nel racket della prostituzione, spazzando via qualsiasi forma di concorrenza e conquistando la riviera delle Marche, soprattutto tra Civitanova Marche e Porto San Giorgio. Facevano soldi a palate, tanto da poter riciclare il denaro con cui sarebbe stato comprato il pub ristornte “Casa Transilvania”, loro quartier generale. Secondo la D.D.A. di Ancona non c’erano dubbi sul fatto che si trattasse di un’associazione per delinquere di stampo mafioso. Ma gli avvocati della difesa sono riusciti a dimostrare come non ci fossero prove per sostenere il 416bis (appunto il metodo mafioso). E così, dopo la condanna a 105 anni in primo grado con rito abbreviato, oggi è arrivata la sentenza della Corte D’Appello delle Marche, che ha condannato i 24 imputati, tutti di origini romene, a pene complessive per 81 anni per associazione a delinquere volta al favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione. Secondo i legali difensori non ci sono mai stati i presupposti per parlare di “metodo mafioso”, almeno per due motivi. Primo, la maggior parte degli indagati agiva quasi sempre per contro proprio. Secondo, anche ci fosse stato un gruppo, si sarebbe disgregato quasi subito quando i romeni avrebbero iniziato a farsi la guerra per il territorio.

LE FAIDE INTERNA E IL VIA ALLE INDAGINI. Il caso esplose nel maggio del 2012 quando il 39enne P. S. H., condannato a 7 anni e difeso dall’avvocato Giovanni Galeota, si assentò per tornare un periodo in Romania. Fu quello il momento in cui il 34enne V. B., difeso dall’avvocato Carlo Piersantelli, avrebbe tentato di spodestare il capo banda, dando il via ad una lotta intestina per il territorio. A difendere la posizione del 39enne c’erano diversi amici, tra cui il 31enne A. I. S., difeso dall’avvocato Luciano Pacioni (in foto a destra), poi defilatosi dal giro delle prostitute. Fatto sta che esplose una vera e propria “guerra” interna per il controllo del territorio. I Carabinieri del Ros cominciarono a registrare aggressioni, pestaggi, minacce, incendi a danno di alcuni locali. Come il 2 novembre 2012 quando P. S. H., di ritorno dall’Europa dell’Est, avrebbe chiamato tutti gli altri connazionali per un incontro chiarificatore nel pub. Era una trappola. Scoppiò un inferno di violenza in Luciano-Pacioni-3cui il gruppo vicino a P. S. H. avrebbe pestato gli altri a colpi di spranga, spezzando le braccia ad almeno due amici di V. B. Fu il punto di non ritorno. Cronache di una malavita locale, capace di agire nel silenzio fino all'inevitabile scontro, coinvolgendo anche le stesse prostitute di strada che, in più occasioni, avrebbero partecipato a pestaggi e risse, con l’unico scopo di rivendicare la territorialità del racket. Poi, per mesi, é stato tutto un susseguirsi di raid a casa dei rivali e delle rspettive donne

FURTI E RAPINE. Una banda che, sempre secondo gli investigatori, ha agito impunemente per anni, anche al di fuori dell’ambito della prostituzione. Quando servivano i soldi, c’erano sempre dei romeni pronti a mettere a segno furti e rapine. Soldi, picconi, abbigliamento, macchina per le slot machines, computer, colonnine delle stazioni di benzina. Sarebbero loro i responsabili del furto di 3 casseforti in una ditta di trasporti di Faenza, loro ad aver rubato auto, computer e saccheggiato decine tra imprese e supermercati della Toscana nel periodo compreso tra l’8 e il 19 ottobre 2012. E pensare che solo con la prostituzione, c’era chi guadagnava anche 300mila euro all’anno. Lo dice lo stesso V. B. in un interrogatorio del settembre 2014. 

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