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Cronaca

«L'agguato a Lucia Annibali poteva essere prevenuto»

Lo ha detto il Procuratore Capo di Pesaro-Urbino Manfredi Palumbo che, con questo, ha voluto sottolineare come la procura abbia spesso a che fare con casi meritevoli di attenzione ma dove la denuncia arriva troppo tardi

«E’ importante che una denuncia ci sia nei casi seri perché dovete sapere che Luca Varani, l’aggressore di Lucia Annibali, è stato iscritto nel registro degli indagati ore prima che il fatto fosse commesso. Quindi, grazie alle nostre fonti confidenziali, noi sapevamo che una donna poteva essere aggredita. Ma una denuncia non c’è mai stata. Se ci fosse stata, avremmo potuto individuare prima una possibile vittima». Sono queste le parole del Procuratore Capo di Pesaro-Urbino Manfredi Palumbo in occasione di un incontro pubblico sui diritti delle donne dal titolo “Rosa e Nero, la donna costola di Adamo protetta o sottomessa?”, organizzato dall’associazione Fatto&Diritto e tenutosi venerdì scorso. Dopo gli interventi degli avvocati Tommaso Rossi, Valentina Copparoni e Mary Basconi, il numero uno della procura pesarese, che al tempo coordinò le indaini sul caso di Lucia Annibali, alla platea della sala Raffaello della Regione Marche, ha sottolineato come sia fondamentale denunciare con tempestività eventuali atti persecutori. Solo così si consente alle Procure di agire per cercare di tutelare le vittime. Palumbo lo ha detto che, l'avvocatessa pesarese avrebbe subito episodi di stalking addirittura mesi prima di quel 16 aprile del 2013. Quando l’avvocatessa fu sfigurata al volto con l'acido gettatole in faccia da Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj, esecutori materiali dell’agguato pianificato dall’ex della donna: Luca Varani, condannato a 20 anni. Dunque Lucia Annibali si sarebbe potuta salvare. 

«Lo sapevamo - ha proseguito il procuratore Palumbo - La sfortuna ha voluto che la donna, seppur vittima di un tentato omicidio, non ha mai denunciato la situazione prima. Noi ci siamo dati subito da fare con fonti confidenziali che consentono solo l’iscrizione sul registro degli indagati e non ci danno changes operative perché sarebbero affette da nullità. Quindi ci siamo trovati di fronte ad una situazione che se fosse stata denunciata per tempo poteva trovare rimedio da parte nostra. Tanto che poi Varani è stato condannato per stalking, cioè episodi di cui erano a conoscenza sia l’Annibali che le amiche».

Un concetto ribadito anche per rimarcare come i pm e gli investigatori si trovino spesso dietro quelli che lo stesso Palumbo ha definito il «fenomeno incomprensibile delle denunce fasulle». Cioè quelle denunce per stalking che sono solo strumentali ad ottenere dal giudice civile una posizione di supremazia rispetto all’affidamento dei figli. «Spessissimo c’è la denuncia della madre che dice che non vuole affidare il figlio al padre perché violentato da quest’ultimo». Scatta così una macchina che, in poche ore, è capace di produrre un dispositivo di allontanamento di un figlio dal proprio padre. «E poi magari in dibattimento viene fuori che una parte di queste denunce sono fasulle». Ed è anche alla luce di questo discorso che il procuratore Palumbo ha parlato di «casi seri» come quello della Annibali. In quei casi Palumbo non ha dubbi: «Tra la denuncia e sopportare, io sono per la denuncia»

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