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Lo chef dorico Alessandrelli si racconta: «Hell’s Kitchen la palestra, i Messi dei fornelli? Due senigalliesi»

Andrea Alessandrelli, executive chef anconetano diventato famoso grazie al popolare cooking show, racconta il suo cammino che l’ha portato a dirigere la brigata del “Filodivino” di San Marcello. Non mancano aneddoti e curiosità

Nato e cresciuto ad Ancona con la testa sulle spalle e un sogno da inseguire. Sono passati quasi quattro anni dalla partecipazione dello chef anconetano Andrea Alessandrelli all’edizione 2017 di Hell’s Kitchen quando, sotto la supervisione del mostro sacro della cucina Carlo Cracco, si è definitivamente lanciato nel mondo dei fornelli. Quello dei più grandi. Oggi “ChefAndree”, come è conosciuto nell’ambiente, dirige la brigata del Filodivino di San Marcello, meravigliosa azienda vitivinicola arricchita da un meraviglioso Report & Spa:

«Hell’s Kitchen è stata la mia palestra. Sono un ragazzo molto ambizioso a cui piace fare il passo più lungo della gamba perché è lo stesso lavoro del cuoco che me lo richiede. Dietro ad un piatto c’è una cultura, c’è un trasporto e un’emozione. Dirigere, a ventotto anni, una brigata di ragazzi con un’età media di 23 anni è qualcosa di molto particolare. Cracco? Quando l’ho incontrato volevo smettere di fare il cuoco, sono sincero, poi è stato lui stesso a darmi due schiaffoni spronandomi a continuare e invitandomi a puntare sull’alta ristorazione. Lì si è aperto un mondo, tutto quello che pensavo nella mia testa è diventata realtà. Ancora oggi vivo di studio, creatività e innovazione».

Nel corso del suo cammino, Alessandrelli si è messo in mostra in alcune delle più importanti cucine del mondo. Da Vissani al Don Alfonso passando per Alain Ducasse e Geranium l’imperativo è rimasto sempre lo stesso, quello di dar voce in un piatto ai suoi sogni: «Sono cresciuto sognando e ogni giorno sogno di crescere sempre di più, principalmente per il mio arricchimento personale. Girando mi sono reso conto che i più bravi del mondo sono due chef di casa nostra, nello specifico i due senigalliesi Mauro Uliassi e Moreno Cedroni. Il primo nell’alta ristorazione è un must mentre Cedroni, in quanto a sperimentazione, non è secondo a nessuno. Due esponenti fortissimi a livello mondiale che sono cresciuti a due passi da noi. Loro stanno ai fornelli come Leo Messi sta al calcio».

Sul periodo pandemico appena vissuto, invece: «Non è stato un periodo facile ma tendenzialmente guardo sempre il bicchiere mezzo pieno. Uno dei settori più colpito è stato quello enogastronomico ma ha permesso alle persone di cucinare e crescere a livello personale in cucina. Tutto questo si è tradotto in un innalzamento complessivo della cultura gastronomica e noi ne abbiamo beneficiato».

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