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Orti sociali, le lettere e la paura dello sgombero: «Li cacciano nel mese della raccolta»

Il consigliere comunale Massimo Mandarano (Italia Viva) torna sulla questione degli orti sociali e degli assegnatari che, per una questione burocratica, hanno ricevuto dal comune l'intimazione di liberare i terreni. Quacquarini insiste: «Bando sbagliato»

«Li hanno buttati via dopo che hanno seminato, proprio nel mese della raccolta, ma vi pare normale? Non si poteva aspettare settembre?». Massimo Mandarano, consigliere comunale di Italia Viva Ancona, torna furibondo sulla questione degli orti sociali sollevata nell’ultimo consiglio comunale insieme a Gianluca Quacquarini (gruppo misto). Secondo quanto è stato possibile ricostruire, almeno sei persone hanno ricevuto la lettera da Palazzo del Popolo già alla metà di maggio. Missiva che intimava, dopo una precedente comunicazione rimasta senza riscontro, di liberare l’orto entro una settimana. Altrimenti: "Saremo costretti ad intervenire per lo sgombero attraverso la Polizia Municipale- si legge in una delle lettere- la quale è già a conoscenza della situazione". «Quasi tutti se ne sono andati per paura» ha detto Mandarano. «Circa l’80% degli utilizzatori ha l’orto da oltre 10 anni, questa situazione riguarda coloro che sono entrati in graduatoria nell’ultimo bando- spiega Mandarano- praticamente si tratta di persone che aiutavano gli anziani assegnatari a coltivare l’orto e, alla dipartita di questi ultimi, hanno continuato a lavorare. Queste persone avevano fatto la domanda e sono entrati in graduatoria con pochi punti».

Errore o no?

Dove nasce il problema? Dal fatto che, spiega Mandarano, l’ultimo bando prevedeva il requisito di essere over 65, mentre il regolamento in vigore (votato nel 2016, ndr) non prevedeva limiti di età. Questione burocratica, ma ad oggi chi è sotto quella soglia e coltiva il campo è considerato un “non avente diritto" e ha ricevendo la raccomandata che intima la liberazione: «Va chiarito- spiega il consigliere- che nel regolamento c’è sempre stata una clausola che demanda alla Giunta eventuali modifiche, quindi non si può parlare di errore, piuttosto di una scelta». Argomento, quest'ultimo, sul quale torna Gianluca Quacquarini: «No, nessuna deroga è prevista dal regolamento. Il bando è sbagliato e basta- dice il consigliere del gruppo misto- un errore lo possono commettere tutti, basta saper rimediare e non dare colpa agli altri, anche perché penso fatto in buona fede». Il riferimento di Quacquarini è all'articolo 3, comma 8 del regolamento, in cui si legge che "Il Comune di Ancona si riserva di assegnare un numero massimo di n.10 appezzamenti a casi socialmente rilevanti segnalati dalla Direzione Servizi Sociali o per iniziative sociali ed ecologiche di particolare interesse in deroga ai normali criteri di assegnazione. Tale riserva dovrà essere fatte valere dalla Giunta Comunale con proprio atto entro la data di formazione della graduatoria finale, o successivamente solo in caso di appezzamenti rimasti non assegnati o di nuova costituzione". «Riguarda 10 orti, non tutti come avvenuto» conclude Quacquarini.

La mozione

«C’è stata una mia mozione, già votata dal Consiglio, di assegnare oltre 30 orti a via Miglioli oltre a un insediamento a Posatora - dice Mandarano- in quella seduta consiliare ci siamo detti: “perché mandare via quelle persone prima dell’assegnazione di un altro orto? Aspettiamo il nuovo bando e lasciamoli stare lì”. Invece no, hanno mandato via anche un uomo che coltivava l’orto assegnato alla madre, ora deceduta, perché non risultava residente presso di lei. E’ un’assurdità, perché di fatto l’ha assistita per 20 anni». Poi ci sono anche coloro che sono entrati senza titolo: «Persone che hanno trovato un orto abbandonato e hanno iniziato a coltivarlo, ma parliamo di terre, non di case». Gli orti sociali, osserva Mandarano, non sono solo appezzamenti da coltivare: «Non è solo “verdura”, lì si ritrovano intere famiglie per socializzare, è molto di più. Quello che sta succedendo è una follia». Il tema sarà approfondito in una Commissione: «Ma ormai che senso ha?- conclude Mandarano- la gente è andata via, quando si sarebbe potuto aspettare un mese e mezzo in più». 

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