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Cronaca

Più della metà dei processi finiscono con un'assoluzione: "Segno di uno stato di diritto"

Sui dati interviene la Camera Penale di Ancona, che evidenza come “il dato sia un segno della terzietà e imparzialità del giudice che svolge al pieno la sua funzione"

Al Tribunale di Ancona la percentuale di assoluzione da parte del giudice monocratico, nei processi che gli pervengono tramite citazione diretta del pm, è pari al 51,3%. E’ questo il dato diffuso dall’ufficio della presidenza del tribunale dorico. Un dato preoccupante? Nient’affatto. Anzi, un dato positivo che rimarca come il corpo dei giudici dorici sia capace di analizzare con imparzialità i casi che vengono loro sottoposti. 

A rimarcarlo è la Camera Penale di Ancona, di evidenziare quanto segue per cui “il dato è un segno della terzietà e imparzialità del giudice che svolge al pieno la sua funzione: assolve quando manca o è insufficiente la prova della colpevolezza, assolve quando c’è la prova dell’innocenza, condanna quanto raggiunge la certezza della responsabilità dell’imputato oltre ogni ragionevole dubbio. Il dato statistico dimostra che la presunzione di non colpevolezza è, in concreto, uno dei pilastri del nostro stato di diritto e che tale principio costituzionale deve essere fortemente salvaguardato proprio in tempi, come quelli attuali, caratterizzati da una incipiente barbarie che tende a rovesciarlo. Il principio di presunzione di non colpevolezza deve essere ribadito costantemente anche alla luce del fatto che la maggioranza dei presunti innocenti risulta poi, al termine del giudizio, definitivamente innocente. L’unica eventuale criticità, su cui va fatta una riflessione più profonda, è costituita dalla circostanza che già durante la fase delle indagini preliminari quei procedimenti in cui appare l’insostenibilità dell’accusa non giungano a giudizio per evitare di intasare il lavoro del Tribunale, provocando tempi insopportabilmente lunghi sia per gli innocenti che per i colpevoli.”

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