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Cronaca Senigallia

Mano morta alla vicina di casa durante il Ramadan, non è violenza sessuale: assolto

Imputato un 51enne. Avrebbe tormentato una donna nella palazzina dove viveva minacciando: «Ci metto una bomba qui, vi faccio morire tutti italiani di m.». Per le accuse di molestie e minacce aggravate ha preso 10 mesi di carcere

SENIGALLIA - La mano morta ad una vicina di casa lungo le scale, per toccarle il fondoschiena, mimando gesti sessuali quando lei era sul terrazzo con il figlio, non è violenza sessuale. È stato assolto ieri, al tribunale di Ancona, da questa accusa, un tunisino di 51 anni. L’uomo non avrebbe rispettato le regole del condominio e avrebbe minacciato di morte la sua dirimpettaia brandendo una sbarra di ferro. «Ci metto una bomba qui, vi faccio morire tutti italiani di m.». I fatti che hanno avviato il processo risalgono ad aprile e maggio del 2020 per le accuse di molestie e violenza sessuale mentre va indietro di un ulteriore anno, agosto del 2019, per le minacce e sono accaduti in un condominio di una traversa del lungomare Mameli. L’uomo è stato condannato solo per molestie e minacce aggravate: ha preso 10 mesi.

Per l’accusa di violenza sessuale il collegio penale presieduta dalla giudice Francesca Grassi lo ha assolto perché “il fatto non costituisce reato”. L’imputato era difeso dall’avvocato Antonella Devoli, in aula ieri c’era il collega Luca Montanari. La vittima, sentita in aula nelle precedenti udienze, aveva raccontato il fatto della mano morta, spiegando che quel giorno c'era stato prima un litigio con il vicino di casa e poi, incrociandolo per le scale lui aveva allungato la mano al suo fondoschiena. «Stava scendendo – aveva riferito la 38enne – senza la maglietta addosso e io ho sentito la sua mano contro di me. Era il periodo del Ramadan. Lui era ubriaco, mi ha urtata e ha detto cose sporche. Non c'è stato mai un giorno in cui ho vissuto tranquillamente. Lui beveva sempre poi litigava con tutti noi del palazzo». I motivi delle liti sarebbero state legate al mancato rispetto delle regole condominiali, come mettere la mascherina per le scale, uscire a torso nudo e non bivaccare nelle aree comuni. L'imputato avrebbe più volte stazionato sotto la palazzina con le bottiglie di birra in mano, ubriacandosi anche con degli amici. «Una volta mi sono affacciata dal balcone con mio figlio – aveva riferito sempre in aula la donna – e lui ha mimato dei gesti sessuali anche davanti a lui. Poi mi ha minacciata di colpirmi, con una mazza di ferro in mano. Era sempre così. Una volta mi ha detto “facciamoci una canna così ci calmiamo tutti”». L'imputato avrebbe invitato la donna a consumare droga insieme. Lei avrebbe subito sputi sulla automobile e lancio di oggetti sul balcone di casa. Accuse che il vicino di casa ha sempre rigettato. Le motivazioni della sentenza usciranno tra 90 giorni.

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