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Cronaca Fabriano

L'ultima missione del Comandante Alfa, raccontare la vera storia del Gis: «Ecco perché vivo nell'ombra»

L'incontro in cui è stato presentato il libro "Io vivo nell'ombra" è stato organizzato dall'associazione giuridica "Carlo Galli" e reso possibile dal maresciallo dei Carabinieri di Fabriano Antonello Paterni

Igor il russo è ancora in libertà. Come si fa a catturarlo? Vivendo nell’ombra. Missione e stile di vita del Comandante Alfa, il carabiniere che quarant’anni fa fondò il GIS, Gruppo di Intervento Speciale dell’Arma dei Carabinieri.  “Io vivo nell’ombra” è il titolo del suo secondo libro, presentato ieri all’oratorio della Carità di Fabriano. L’incontro è stato organizzato dall’associazione giuridica “Carlo Galli” ed è stato reso possibile grazie all’amicizia che lega Alfa al maresciallo dei Carabinieri di Fabriano Antonello Paterni. Relatore della serata è stato il giornalista Stefano Pagliarini. “Alfa” è entrato in sala accolto tra gli applausi di colleghi, avvocati e tanti giovani. Il volto celato dal solito mephisto nero: «Noi del GIS lo portiamo perché così serviamo meglio lo Stato» ha spiegato il comandante alla platea. Quelle a cui ha partecipato del resto non sono missioni come le altre. Dalla scorta ai capi di Stato alle missioni all’estero fino ai blitz per liberare ostaggi o stanare i latitanti.

E a proposito di latitanza, il tema del momento è la ricerca di Igor, il killer di Budrio in tutta l’Emilia Romagna. “Alfa” spiega le difficoltà dell’operazione, ma promette: «L’Arma lo catturerà, non so quando ma lo catturerà. Sul campo ci sono superprofessionisti che stanno setacciando il territorio palmo a palmo. E’ un territorio molto difficile e che lo avvantaggia. Comprende corsi d’acqua, nascondigli di ogni tipo e cascine abbandonate. Lui lo conosce molto bene perché sono un paio di anni che gironzola da quelle parti». Difficoltà e pericoli: «Essendo un criminale estremamente pericoloso ci vuole calma, perché potrebbe uscire all’improvviso e fare fuoco. A maggior ragione questi ragazzi, che stanno facendo un sacco di fatica e sacrifici, stanno rastrellando con calma il territorio. Il cerchio si stringerà- prosegue il comandante- i nostri investigatori sono convinti che sia ancora in quella zona in base alle tracce trovate, calcolando anche il dna. Quel dna è di Igor». Il fatto che il ricercato sia solo non avvantaggia i militari: «Quattro o cinque persone è più facile che commettano degli errori, uno solo ha invece il potere decisionale e conosce bene l’area. E’ come cercare un ago in un pagliaio. C’è da dire anche che gli abitanti di quella zona si lamentano in televisione dei carabinieri, ma mettono il cibo davanti alla porta per paura che lui entri in casa. Mettono anche lo sciroppo per la tosse! La popolazione ci deve aiutare». Ma non è stato solo Igor a catturare l’attenzione dei presenti. Il carabiniere ha parlato anche del rapporto con la vita privata: «Ho sempre lasciato in caserma i problemi di lavoro, e a casa ho sempre fatto il papà. A casa invece lasciavo i problemi di famiglia, ho sempre saputo separare le due cose». Poi i sacrifici. «In mezz’ora, 24 ore su 24, dobbiamo essere sempre pronti a partire, ma lo abbiamo scelto noi. Il vero sacrificio lo fanno le nostre famiglie». Non mancano aneddoti simpatici, come quando da giovane carabiniere appena arruolato ribaltò la scrivania di un superiore dopo essersi visto negare un trasferimento prematuro: «mi portarono in psichiatria».

Al GIS, dopo numerosi test psicoattitudinali, entrano i militari in servizio nel Reggimento Paracadutisti Tuscania. «Non siamo giustizieri e da noi non c’è posto per i Rambo. Da noi entra chi è equilibrato e pensante». “Io vivo nell’ombra” sarà verosimilmente il suo secondo e ultimo libro dopo “Cuore di Rondine”. E’ un messaggio ai giovani. «Quello di non mollare alla prima difficoltà, perché significa sprecare energie. Non esistono obiettivi irraggiungibili, l’importante è che i giovani credano in loro stessi».

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