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Domenica, 28 Aprile 2024
Salute

Labirintite e vertigini, stessa cosa? Sei domande all'otorino sui problemi di equilibrio

I problemi di equilibrio sono sempre più diffusi, si registrano diversi casi anche ad Ancona e a fare il punto è il dottor Federico Gioacchini, specialista anconetano in otorinolaringoiatria e professore a contratto presso l’Università Politecnica delle Marche

ANCONA - Vertigini, alias "labirintite"? Non proprio. I problemi di equilibrio sono sempre più diffusi, si registrano diversi casi anche ad Ancona e a fare il punto è il dottor Federico Gioacchini, specialista anconetano in otorinolaringoiatria e professore a contratto presso l’Università Politecnica delle Marche. «Parlando di problematiche di equilibrio ci riferiamo a situazioni che mostrano gradi molto differenti di severità sintomatologica. A volte si tratta di una lieve instabilità durante la marcia mentre in altri casi il paziente riferisce un’importante vertigine rotatoria che gli impedisce persino di alzarsi dal letto», spiega Gioacchini. «Prima di addentrarci in questo vasto argomento vorrei puntualizzare che sia l’instabilità posturale sia la vertigine non sono malattie, ma sintomi percepiti- aggiunge il medico- Il compito dello specialista è quello di riuscire a definire la patologia specifica che si nasconde dietro a questi due sintomi. Infatti solo inquadrando precisamente la causa a monte possiamo pensare di intraprendere un percorso di terapia appropriata».

Di solito da profani definiamo “labirintite” ogni problematica dell’orecchio che porti a sviluppare una vertigine. Può elencarci le patologie otorinolaringoiatriche che più frequentemente si associano ai disturbi dell’equilibrio?

«Il termine “labirintite” è spesso utilizzato in maniera scorretta e ciò contribuisce a creare una certa confusione. In realtà le tre forme più frequenti nella pratica clinica quotidiana sono la canalolitiasi, il deficit vestibolare acuto e la sindrome di Meniere. Molto più raramente può capitare di imbattersi in un’altra patologia che prende il nome di neurinoma del nervo acustico».

Come si manifestano queste tre forme di vertigine?

«Benchè queste tre patologie colpiscano sistematicamente l’orecchio, tuttavia il quadro clinico risulta variabile in quanto variabile è il meccanismo di danno. Volendo semplificare al massimo possiamo definire in questo modo i tratti distintivi delle tre forme: nella canalolitiasi la vertigine è molto violenta ma si scatena solamente durante i cambi di posizione, soprattutto quando il paziente da supino ruota la testa a destra o a sinistra; al contrario nel deficit vestibolare acuto si tende a percepire un senso di vertigine costante in qualsiasi posizione a cui spesso si associano nausea e vomito; infine nella sindrome di Meniere oltre alla vertigine è spesso presente anche un calo uditivo acuto monolaterale con o senza acufene associato».

Quale di queste tre sarebbe la forma per cui volgarmente si dice che dei piccoli sassolini si distaccano dentro l’orecchio?

«La canalolitiasi. in questa malattia alcune particelle organiche iniziano a viaggiare in modo abnorme trasportate dal liquido che occupa il nostro orecchio interno. Da qui si generano forti vertigini che vanno trattate con delle specifiche manovre mentre il paziente si trova sdraiato sopra un lettino».

Ci sono altre cause che possono nascondersi dietro un’alterazione dell’equilibrio?

«Moltissime altre, ed alcune di queste possono essere anche molto serie, per cui non vanno assolutamente dimenticate quando si valuta un soggetto che lamenta problematiche di equilibrio. Mi riferisco soprattutto alla vertigine su base vascolare, una forma che può derivare dall’insufficiente apporto di sangue arterioso verso il cervello. Questa situazione può manifestarsi sia in modo sfumato con episodi recidivanti di instabilità posturale, sia in modo improvviso con la comparsa di una vertigine molto forte in caso di ictus cerebellare, ovvero una ischemia a carico del sistema nervoso centrale. Altre forme frequenti sono la vertigine emicranica che come suggerisce il nome si associa ad una sindrome emicranica conclamata oppure la vertigine che si associa a patologie di ordine neurologico tra cui le più note sono il morbo di Parkinson e la sclerosi multipla. Non vanno poi dimenticate le problematiche di flusso ematico che possono derivare da alterazioni della pressione arteriosa o del ritmo cardiaco. Pertanto si intuisce che per il paziente vertiginoso un valido inquadramento clinico deve a volte basarsi su diverse valutazioni specialistiche necessarie a confermare o ad escludere una potenziale diagnosi».

Che esami andrebbero pianificati per ottenere la corretta diagnosi in un paziente che soffre di vertigine acuta o cronica?

«Durante la prima visita è fondamentale eseguire la ricerca di un movimento patologico degli occhi chiamato “nistagmo”. Grazie ad una tecnologia apposita, chiamata Videonistagmoscopia con telecamera a raggi infrarossi, il medico può osservare al massimo ingrandimento e con la migliore definizione l’immagine dell’occhio riuscendo a cogliere anche minimi movimenti patologici. In questo modo riusciamo ad ottenere importanti informazioni che ci guidano verso una corretta diagnosi. Tuttavia, qualora dovessero permanere dubbi sull’origine del disturbo, è necessario ricorrere ad ulteriori test clinici ed esami radiologici». 

Ci sono particolari filoni di ricerca che avete approfondito su questi argomenti presso la Facoltà di Medicina dell’Università Politecnica delle Marche?

«Negli ultimi anni alcuni studi della nostra equipe di ricerca coordinata dal professor Massimo Re (Professore associato di Otorinolaringoiatria presso il Dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari) si sono focalizzati sulla terapia farmacologica del deficit vestibolare acuto e della sindrome di Meniere. Ci siamo anche concentrati sulla caratterizzazione delle malattie che colpiscono l’equilibrio nella popolazione pediatrica. Recentemente infine abbiamo completato uno studio che analizza le problematiche di equilibrio nei pazienti affetti da neurinoma dell’acustico. L’importanza dei risultati ottenuti è stata certificata dalla loro pubblicazione su riviste scientifiche internazionali e questo riconoscimento ci ha spinto ad insistere ulteriormente su questo ambito di studio».


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