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Acido folico e vitamina B12, c'è correlazione con il cancro?

L'assunzione inadeguata di acido folico e vitamina B12 sembra, infatti, giocare un ruolo nello sviluppo del cancro dell'esofago, del colon-retto, del polmone e del seno in donne in post menopausa, specie se in associazione al consumo di alcolici. Il punto con il medico

Le vitamine del gruppo B sono otto e rappresentano la maggior parte delle vitamine idrosolubili, le quali svolgono numerosi e fondamentali ruoli nel metabolismo cellulare. Negli ultimi anni alcune di esse, in particolare, il folato (B9) e le vitamine B2 (riboflavina), B6 (piridossina) e B12 (cianocobalamina), sono diventate oggetto di interesse come composti il cui deficit o la cui eccedenza possa avere un impatto sui processi di carcinogenesi. «L'assunzione inadeguata di acido folico e vitamina B12 sembra, infatti, giocare un ruolo nello sviluppo del cancro dell'esofago, del colon-retto, del polmone e del seno in donne in post menopausa, specie se in associazione al consumo di alcolici» spiega Jessica Ferrini, medico dello sport di Ancona.

«A conferma di ciò - aggiunge il medico - in uno studio di Yuzhen Qiang, si è scoperto che ogni aumento di 1 μg/die nell'assunzione di B12 è associato a un aumento pari al 2% del rischio di adenocarcinoma esofageo e, in generale, livelli elevati di B12 (variabili da 350-1.200 pmol/l) sono associati a patologie ematologiche ed epatiche e in particolare alle neoplasie. Un altro studio del 2016, che ha coinvolto oltre ottanta mila pazienti oncologici, ha dimostrato che elevati livelli plasmatici di cianocobalamina sono correlati alla prognosi: i pazienti con livelli elevati di tale vitamina nel plasma prima della diagnosi avevano una mortalità più elevata, rispetto a quelli con livelli normali, sviluppando tumori più avanzati e aggressivi. Sarebbe il ruolo diretto della B12 sui livelli di folati, sui processi infiammatori (quindi sui processi ossidativi), sulla modulazione della risposta immunitaria, sulla stabilità del DNA e sulla trascrizione genica a fungere da collegamento indiretto allo sviluppo del cancro.

Le posizioni sono tuttavia controverse: i ricercatori della Johns Hopkins University riportano che le donne con cancro al seno tendono ad avere livelli più bassi di vitamina B12 nel siero rispetto alle donne sane e, in una successiva review di tali risultati, si è ipotizzato che la carenza di vitamina B12 possa causare il tumore al seno perché ridurrebbe i folati disponibili per garantire un’adeguata replicazione e riparazione del DNA. Inoltre, secondo le informazioni dell’EMA (European Medicines Agency), la somministrazione di folati e cianocobalamina sarebbe addirittura indispensabile per prevenire e ridurre la tossicità da alcuni chemioterapici e, nei soggetti che devono essere esposti a chemioterapia con pemetrexed, ad oggi viene impiegata la somministrazione di vitamina B12 settimanale ogni 9 settimane. Di contro, altri studi hanno evidenziato l'inefficacia delle vitamine nella prevenzione del cancro». Alla luce di tutti i dubbi risultati, l'istituto Food and Nutrition Board (negli USA) ha stabilito la seguente dose giornaliera raccomandata per gli adulti (RDA) per quanto riguarda le vitamine del gruppo B: 1,3 e 1,1 mg/die di vitamina B2 per gli uomini e le donne, rispettivamente; 1,3 mg/die di vitamina B6; 400 μg/giorno di folato e 2,4 μg/die di vitamina B12. Come si può dedurre, l'assunzione di integratori di queste vitamine è costantemente oggetto di discussione, perché se gli stati carenziali comportano un aumentato rischio oncologico, anche il sovraccarico rappresenta dannoso.

«In conclusione - chiosa Ferrini - le risposte sono molto complesse e al momento poco chiare, poiché le vitamine del gruppo B influenzano la funzione di un così ampio spettro di funzioni cellulari che non dovrebbe sorprendere la variabilità riscontrata tra i diversi studi. Emblematico il caso della B9 (folato), come illustrato sopra, il quale riesce a fornire protezione dallo sviluppo del cancro, ma peggiorerebbe la prognosi in alcuni pazienti con già documentata diagnosi di neoplasia. Potrebbe, pertanto, essere più utile non solo valutare le quantità di assunzione e le concentrazioni ematiche delle vitamine del gruppo B, ma anche i rispettivi prodotti del loro metabolismo, per valutare in modo più preciso eventuali effetti benefici o dannosi degli stessi».

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