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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Stretta sulla movida, la voce degli studenti: «Ancona non ha spazi per i giovani»

Alessia Polsini, presidente del consiglio studentesco Univpm, si è espressa sul tema giovani e aggregazione

ANCONA- In questi giorni si stanno susseguendo le voci riguardanti la stretta sulla movida operata dal Comune di Ancona con le varie ordinanze. Si sono espresse istituzioni, forze politiche, operatori e adesso anche gli studenti. Con le parole di Alessia Polsini (nella foto sotto), presidente del Consiglio studentesco dell’Univpm, sono state affrontate tutte le principali tematiche legate all’attualità ponendo in risalto una serie di aspetti che stanno diventando di primaria importanza:

«Gli studenti e le studentesse non riconoscono ancora Ancona come una vera e propria città universitaria, e proprio in questo senso non solo la strada è lunga per il raggiungimento del riconoscimento della presenza di un Ateneo nella città dorica, ma si cerca di criminalizzare e limitare ulteriormente quella che è definita come “movida” quando, in realtà, ci troviamo di fronte all’aggregazione di studenti che si integrano alla cittadinanza nell’unico centro di aggregazione: Piazza del Plebiscito. Da tempo la componente studentesca e la cittadinanza denunciano l’assenza di spazi nella città di Ancona che siano destinati alle giovani generazioni o che permettano l’aggregazione, la socialità e la possibilità di vivere attivamente la realtà cittadina. In quest'ottica si sceglie sempre di puntare il dito e colpevolizzare piuttosto che rafforzare le politiche per universitari e universitarie ignorando la possibilità di “sfruttare” la grande ricchezza non solo economica, ma soprattutto sociale e culturale, rappresentata dalla presenza di un gran numero di studenti e studentesse nella città».

Scendendo nel dettaglio: «Va considerato poi come non siano previsti degli spazi per i giovani e le giovani nella città di Ancona, né sul piano culturale, né sul piano ludico e anche guardando alle poche attività culturali, mostre, musei, queste risultano poco accessibili ad una popolazione più giovane che deve già sostenere i costi della vita universitaria e si cerca inoltre, dall'altro lato, di limitare l'aggregazione sociale e l’integrazione della componente studentesca. Infatti, sulla condizione studentesca gravano già da tempo costi elevati della vita universitaria che limitano le possibilità di vivere appieno la città, va sottolineata infatti la soppressione delle linee notturne che limitano ulteriormente questi aspetti e i costi crescenti dei canoni d'affitto. Ma anche per quanto riguarda l’accesso alla cultura studenti e studentesse non hanno la possibilità di accedervi a prezzi agevolati, ma anzi, le poche attività culturali che si svolgono nel capoluogo marchigiano hanno costi privativi. Questo a conferma della non volontà di investire sulle giovani generazioni e sull’integrazione della componente studentesca nel panorama cittadino».

 Alessia Polisini Univpm-2

Ancora: «Piuttosto che criminalizzare con poco buon senso ma anzi sfiorando il proibizionismo velato sotto “il buon costume, il decoro urbano e la sicurezza cittadina e puntando il dito verso gli studenti" bisognerebbe pensare a misure di integrazione nel tessuto cittadino degli studenti e delle studentesse, con misure sulla mobilità, alloggi che siano degni di essere chiamati tali, spazi per gli studenti e accesso alla cultura e allo studio. L'imminente ritorno, si spera, di studenti, a seguito della pandemia nella città di Ancona rafforza l'esigenza non solo di una rapida messa in pratica di queste misure ma soprattutto l'apertura di un dialogo effettivo su questi temi.

Ancona non ha mai dato prova di essere una città in grado di accogliere e sfruttare la realtà universitaria che vive al suo interno, generando un acceso malcontento tra la popolazione studentesca e le misure adottate inaspriscono tale aspetto, dimostrando ancora una volta che la componente studentesca presente sul territorio viene ignorata e il ruolo sociale che l’UnivPm ha nel contesto cittadino viene leso insieme all’attrattività dell’Ateneo. Una problematica particolarmente sentita dagli studenti è infatti la mancanza di spazi di aggregazione di studio all'interno della città e servirebbero spazi a cui gli studenti e i giovani della città possano accedere per socializzare e studiare».

 E infine, l’ultima riflessione: «La mancanza di spazi di aggregazione sociale e culturale nel Centro storico della città di Ancona è una problematica particolarmente sentita dagli studenti universitari, proprio perché abitano densamente questa particolare zona della città. Inoltre in particolari periodi dell’anno e nei giorni di chiusura delle strutture universitarie mancano totalmente agli studenti fuorisede gli spazi di studio esterni e la possibilità di accedere a Internet per fini didattici. A ciò si aggiunge anche una nota per sottolineare la presenza di studenti e studentesse arrivati nella città dorica tramite progetti erasmus. Infatti, attività culturali ed eventi permettono una maggiore integrazione tra studenti dell’ateneo anconetano e studenti arrivati qui tramite progetti di mobilità internazionale. Negli unici spazi aggregativi presenti in città vediamo una partecipazione di questa parte della componente studentesca che tenta di vivere la vita universitaria dei loro coetanei. Vedere articoli in cui si viene citata unicamente questa parte della componente studentesca come causa di disordini pubblici è altamente discriminatorio perché questi studenti e queste studentesse fanno effettivamente parte del tessuto sociale universitario della città di ancona. L’opinione pubblica in questo senso non deve assolutamente alimentare una visione distorta della realtà, perchè oltre a far apparire studenti e studentesse universitari come la causa di azioni negative sulla quiete pubblica e sul decoro urbano, incentiva una diffidenza nell’accoglienza di giovani provenienti da altri Paesi europei».

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