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Piazza del Papa, tra elogi e scoraggiamento: la gestione della movida fa discutere

Mauro Ugolini di Anburger e Dario Argenziano di Jet Set hanno fornito due interessanti pareri sul contesto generale

ANCONA- Nelle ultime settimane si è parlato tanto di movida, di centro storico e soprattutto di Piazza del Papa. Restrizioni, ordinanze antialcolici, sicurezza ma anche tutela degli operatori, mancanza di un calendario eventi, presidi e quant’altro. Ascoltando i pareri di chi la piazza la vive quotidianamente con le proprie attività sono emerse due posizioni molto interessanti che meritano entrambe una riflessione:

«Secondo me, come leggevo nei giorni scorsi, la gente è scoraggiata a venire in piazza – spiega Mauro Ugolini di Anburger – Abbiamo di fronte una città dormiente, si parla di proibizionismo ed effettivamente le ordinanze vietano moltissimo. Pochi eventi, poca voglia di fare, poche situazioni da sviluppare. Talvolta ciò che avviene in piazza del Papa viene gonfiato, non è né più né meno di ciò che succede in altre piazze. Secondo i criteri che adottano, visti gli episodi di cronaca, andrebbero limitati anche gli autobus. Ovviamente la mia è una provocazione. Incontri con le associazioni di categoria? Riferiscono che ne sono stati fatti e che questa sia l’ordinanza meno restrittiva possibile. Se esiste una legge statale che mi dà la possibilità di tenere aperto h24 non capisco perché, in nome di una fantomatica sicurezza, mi vengano imposti orari di chiusura diversi».

Di altro tenore, invece, il pensiero di Dario Argenziano di Jet Set: «Mi sembra eccessivo parlare di gente scoraggiata a venire in piazza del Papa per via delle ordinanze. Guardando negli anni il lavoro è migliorato nella qualità, e non poco, a prescindere da tutto. Il Comune, rispetto al passato, ha dato delle aperture consentendoci di tornare a lavorare. Spesso passa il messaggio che piazza del Papa sia il Bronx ma se non si analizza la situazione si fa poco. Ognuno di noi si è munito di propria sicurezza e l’eco mediatico, spesso, non aiuta. Noi esercenti abbiamo l’obbligo di cercare di essere il più attraenti possibile, iniziare a lavorare in tal senso. Il centro sarebbe vissuto da molte più persone perché le potenzialità sono enormi».

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