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Accordo a quattro, ci sono anche gli avvocati: «No detenzione per chi ha patologie mentali»

Magistratura, Regione Marche e Asur con il contributo anche dell’Ordine degli Avvocati di Ancona hanno redatto e sottoscritto un accordo operativo in tema di applicazione delle misure di sicurezza che riguardano imputati e detenuti affetti da patologie mentali

ANCONA – Magistratura, Regione Marche e Asur con il contributo anche dell’Ordine degli Avvocati di Ancona hanno redatto e sottoscritto un accordo operativo in tema di applicazione delle misure di sicurezza che riguardano imputati e detenuti affetti da patologie mentali.«L’obiettivo dell’accordo – sintetizza Maurizio Miranda, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ancona – riguarda l’opportunità di evitare, laddove possibile, misure detentive per tali soggetti fragili e la sottoscrizione da parte di tutti i soggetti che hanno competenza giuridica e tecnica conferma l’orientamento non solo della giurisprudenza ma anche dei referenti dei servizi sanitari».

La legge 81/14 ha permesso di individuare la misura di sicurezza detentiva come fondamentalmente residuale rispetto agli interventi possibili nei confronti di pazienti giudiziari: si considera, infatti, che solo una valutazione approfondita delle condizioni psicopatologiche del paziente, del reato e delle potenzialità del servizio di salute mentale competente territorialmente, può condurre alla formalizzazione di un percorso di cura efficiente che assicuri il recupero rispetto alle manifestazioni più gravi della patologia e il reinserimento nel contesto sociale . «Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati ha partecipato al tavolo di concertazione e ha ritenuto di dover sottoscrivere questo accordo – aggiunge l’Avv. Miranda – non solo nel rispetto della legge e della tutela dei diritti di ciascun cittadino ma anche tenendo conto che tale modello di collaborazione va ad individuare la realizzazione di una “rete” che permetta interventi rapidi ed efficaci grazie ad un rapporto costante tra uffici giudiziari e servizi di salute mentale, anche ai fini della continuità terapeutica tra la fase dell’eventuale applicazione provvisoria della misura di sicurezza e quella della esecuzione della misura definitiva. E' effettivamente un passo importante e rappresenta un inedito punto di contatto tra il sistema giustizia ed il sistema sanità che permetterà un dialogo più rapido ed efficace al fine di assicurare la tutela più opportuna ai pazienti giudiziari. Si tratta però di un punto di partenza del quale si auspica una migliore quanto rapida evoluzione che dovrà senza meno vedere un ruolo più penetrante della figura del difensore».

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