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Sistema per evadere 7 milioni di Iva, nei guai 5 commercianti dell'anconetano | VIDEO

L'operazione, denominata "Black wall",ha permesso di ricostruire un giro di acquisti finalizzato a consentire a noti commercianti della provincia dorica, una corposa evasione dell’IVA su migliaia di smartphone di ultima generazione, computer, tablet e altri beni elettronici

Otto persone denunciate, di cui cinque in provincia di Ancona e considerati la mente del sistema che avrebbe nascosto al fisco operazioni imponibili per oltre trenta milioni di euro con la conseguente evasione di imposte per circa 7 milioni di euro. I finanzieri della Compagnia di Jesi hanno proceduto nelle scorse settimane all’esecuzione di numerose perquisizioni e sequestri nelle provincie di Ancona, Fermo, Macerata, Udine e Cosenza nei confronti di italiani e stranieri coinvolti in una presunta frode IVA sui prodotti elettronici e nel riciclaggio dei relativi proventi illeciti. L'operazione, denominata "Black wall",ha permesso di ricostruire, secondo gli investigatori, un giro di acquisti finalizzato a consentire a noti commercianti della provincia dorica, una corposa evasione dell’IVA su migliaia di smartphone di ultima generazione, computer, tablet e altri beni elettronici. 

I militari hanno ricostruito il coinvolgimento di tre società "cartiere", domiciliate fittiziamente a Roma, prive di struttura operativa, che venivano utilizzate per acquistare i prodotti da importanti fornitori da diverse regioni del nord e centro Italia. Il meteriale veniva poi rivenduto mediante piattaforme web di vendite on-line con il sistema del drop-shipping, ossia un modello di cessione di beni grazie al quale il venditore cede un prodotto ad un utente finale, senza possederlo materialmente nel proprio magazzino. Le indagini hanno ricostruito anche una rete di customer care che, attraverso postazioni call center con sede nelle provincie di Ancona e Fermo, forniva informazioni o assistenza ai clienti dei prodotti venduti in evasione d’imposta. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Ancona, si sono basate anche sul tracciamento dei flussi di denaro, anche da e verso dAustria e Ungheria. Oltre ai cinque "anconetani" sono stati denunciati anche tre ungheresi che, dicono gli investigatori, venivano utilizzati come prestanome. Tutti risponderanno delle accuse di frode fiscale, riciclaggio, utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti che prevedono la reclusione fino a 12 anni.

Parte dei proventi, secondo le Fiamme gialle, sarebbero stati reinvestiti nell’acquisto di beni immobili situati nelle provincie di Udine ed Ancona, attraverso una società estera e un’immobiliare italiana amministrata da un prestanome ungherese.  L'Autorità Giudiziaria di Ancona ha quindi emesso un provvedimento di sequestro preventivo di beni immobili e mobili per 4 milioni di euro. I finanzieri hanno già proceduto al sequestro di un esercizio commerciale di Jesi, un natante di oltre otto metri di lunghezza del valore di circa 150.000 euro ancorato nel porto di Ancona oltre ad autovetture, immobili e saldi dei conti correnti bancari. 

 

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