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Gimbo testimonial del Natale di Pesaro. Ancona rosica un po’. Ma «il business non ha sentimenti»

Il "Natale che non ti aspetti” è il brand delle festività coniato dal Comune di Pesaro. E per il secondo anno consecutivo il volto che promuove l’iniziativa è quello del campione olimpico Gianmarco Tamberi

ANCONA - Questione di feeling. O di soldi. Non è certo in discussione il campione Gianmarco Tamberi. E nemmeno le logiche commerciali di partnership. Per gli sportivi è il pane quotidiano. Piuttosto è uno strano senso di gelosia. Il senso del possesso che si sperimenta molto spesso nei rapporti di coppia. E Gimbo, per gli anconetani, è il partner che non vorresti mai ti tradisse. Perciò vederlo prestare il volto per la città di Pesaro rattrista un po’ quel piccolo cuore provinciale e campanilista che alberga in ognuno di noi. Ma per gli uomini di sport e di business, queste sono quisquilie. Anzi, cose di tutti i giorni che non spengono l’amore che la città di Ancona ha per il suo campione. Anche perchè, come sostiene il presidente di Confindustria Ancona Pierluigi Bocchini «il business non ha sentimenti». Vero, non fa una piega. Quindi possiamo stare traquilli, che non è un vero e proprio tradimento. «Ma figuriamoci - lo difende a spada tratta Fabio Sturani, già presidente del Coni regionale e uomo di sport -, Tamberi è un patrimonio nazionale, anzi mondiale. Resterà sempre legato alla sua città, dove si allena ogni giorno». Ecco, del Palaindoor però aveva detto che era troppo freddo e che avrebbe potuto mettere a rischio i mondiali a Belgrado. «Tutti i giorni si allena al Palaindoor - replica Sturani -, quindi non direi proprio che stia snobbando Ancona». A onor del vero, proprio l’altro giorno Gimbo si è concesso ai suoi fan mentre si stava allenando sui gradoni della scalinata del Passetto. 

La partnership

La storia del testimonial del Natale pesarese, a quanto pare, è solo una mera questione commerciale. Del resto quando uno sportivo raggiunge il tetto del mondo, le proposte di partnership arrivano a pioggia. «E che doveva fare? Non accettare? - si chiede Alberto Rossi, Ad di Adria Ferries e velista - Tamberi è un grande sportivo e un motivo di grande orgoglio per il nostro territorio. La scelta di fare da testimonial per un’altra città non mette assolutamente in discussione il suo valore sportivo». Per carità, quello sportivo no di certo. Ma quello umano e affettivo? «Ripeto, stiamo parlando di business. Non di sentimenti - rimarca Bocchini - Tamberi giustamente va dove lo pagano». Allora ribaltiamo il punto di vista: Ancona avrebbe dovuto mettere sul piatto un’offerta migliore per tenerselo stretto? «Questo ragionamento potrebbe stare in piedi laddove la città avesse cercato un testimonial - puntualizza Rossi -, allora si sarebbe puntato su un qualche nome locale. E Tamberi sarebbe stata la figura più azzeccata».

La visione marketing oriented

Il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, ha dimostrato nel tempo di avere una visione che i professionisti del settore definirebbero marketing oriented. «Un’attitudine ancora latente ad Ancona sotto il profilo turistico - afferma Michele Bernetti, titolare del Grand Hotel Palace e dell’azienda vinicola Umani Ronchi -. Una delle tante leve che si utilizza nel marketing turistico è quella del testimonial. C’è chi ci punta, e chi no. Ma alla base deve esserci un piano di sviluppo turistico che qui, onestamente, fatichiamo a vedere». 

Questione di scelte

Dunque la scelta di Gimbo viene non solo assolta da alcune delle figure di spicco della città, ma quasi sostenuta e incoraggiata. Un po’ per una pura questione commerciale. Un po’ per l’assenza di una proposta concreta da parte del capoluogo. Quindi Tamberi non si discute. Le strategie di marketing, invece, sì. «Su ancona leggo di Camden Town, progetti bizzarri e fantasiosi e proiezioni su città come Londra che vivono realtà diverse. Ma non leggo di un progetto di rilancio del porto, di flussi turistici e di valorizzazione dei monumenti» insiste il presidente di Confindustria Ancona. «A volte creiamo dei contenitori a livello istituzionale, enti che devono fare progetti. Ma se non c’è un coinvolgimento del territorio che parta dalla base, non si riesce a cavare un ragno dal buco - rimarca Bernetti -, perchè nulla può essere imposto dall’altro. Pesaro sta puntando sul brand Capitale della cultura 2024. A quanto pare ci sta riuscendo bene. Ci sta che si scelga un testimonial».

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