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Fiuto da segugio: arrivano i cani anti Covid

Presentata dall’Univpm l’iniziativa "C19 screendog" che ha permesso lo screening su persone affette da Coronavirus

Sono stati presentati i risultati del primo studio scientifico multicentrico italiano “C19-screendog” su cani da rilevamento nello screening diretto su persona del Covid-19 nell’Aula Magna dell’Università Politecnica delle Marche. Ad introdurre la presentazione dello studio Gian Luca Gregori, Rettore Univpm, Andrea Spaterna, pro-Rettore Unicam, Daniela Corsi, Direttore Area Vasta 3, Franco Dettori Dipartimento di Prevenzione ASL Sassari. Lo studio è stato promosso da Maria Rita Rippo dell’Univpm mentre il protocollo è stato ideato dalRoberto Zampieri, fondatore dell’associazione cinofila “Progetto Serena Onlus”.  

L’obiettivo del progetto “C19-screendog” è validare un protocollo per l’addestramento di cani specializzati nel rilevamento di soggetti positivi al Sars-Cov2 e di dimostrare che i cani, preparati da cinofili esperti, possono rappresentare un valido sistema di screening diretto su persona, senza ricorrere al prelievo di campioni biologici da far annusare, con specificità e sensibilità comparabile a quella dei test antigienici rapidi. La diagnosi di Covid-19 prevede l’utilizzo di esami e test invasivi, che richiedono tempo per essere effettuati e sono costosi. Alcune recenti ricerche scientifiche pubblicate su prestigiose riviste internazionali hanno dimostrato che i cani da rilevamento sono in grado di riconoscere campioni di sudore ascellare prelevati da soggetti positivi al Sars-Cov-2 con sensibilità e specificità comparabili a quella dei migliori test rapidi.  Lo studio “C19-screendog” ha permesso di testare 1251 soggetti e di mostrare una sensibilità dei cani specializzati al rilevamento del Covid19 tra il 98 e il 100% (maggiore rispetto ai test antigienici rapidi che hanno una sensibilità di 87-98%).

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Durante lo studio sono stati raccolti i campioni di sudore per l’imprinting nei drive in (AV3 Marche e ASSL Sassari): i campioni sono stati collezionati e conservati nei laboratori di ricerca UNIVPM e ATS Sassari. Successivamente si è passati alla fase di imprinting dei cani e validazione dell’imprinting: i cani sono stati educati dai cinofili a distinguere i campioni positivi dai negativi, segnalando, sedendosi, solo i positivi e seguendo uno specifico protocollo ad hoc ideato ed elaborato da Roberto Zampieri. Infine, si è passati alla validazione del test ai drive in: questa fase conclusiva, la più importante, è stata fondamentale per dimostrare che i cani sono capaci di segnalare persone positive in una situazione reale dove non è più il campione di sudore ad essere annusato ma la persona stessa. In 5 mesi sono stati testati 1251 soggetti, tra vaccinati e non, di cui 206 positivi. I risultati ottenuti sono sorprendenti, al di sopra delle aspettative. La tabella sottostante indica la sensibilità e la specificità del test se eseguito da un solo cane o da due cani (quando il primo cane dava una risposta dubbia), messe a confronto con i test antigienici rapidi attualmente in uso. Questo è il primo studio in Italia, probabilmente anche a livello globale (il beneficio del dubbio rimane poiché potrebbero esserci studi in atto in altri paesi non ancora pubblicati), in cui la validazione del test di screening con i cani da rilevamento è stata eseguita direttamente su persona (senza l’ausilio della raccolta del campione di sudore) su una coorte numerosa di soggetti (1251), per i quali sono stati collezionati dati clinici (sintomatologia, stato vaccinale per il Covid, sesso, età, malattie pregresse o in atto, trattamenti farmacologici, contatti con persone positive…) e in cui la segnalazione dei cani è stata incrociata con il referto del test molecolare effettuato nello stesso giorno.

È anche il primo studio in cui si è valutata l’opportunità di usare due cani nella stessa seduta per aumentare la sensibilità del test che è fondamentale per lo screening di popolazione, obiettivo per il quale potrà essere utilizzato C19-screendog. Da sottolineare che la prevalenza di Covid della popolazione testata (206 positivi/1251 totali, 16,47%) nell’intervallo di tempo luglio-dicembre è risultata maggiore rispetto a quella prevista dal progetto (7%) e corrispondente a quella attuale (tasso di positività in data 12.1.21 pari a 16,48%) confermando l’adeguatezza dell’analisi della fase di validazione.

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