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Un anno dopo l'alluvione, i geologi: «Bene la messa in sicurezza, ma serve di più»

L'analisi di Piero Farabollini, presidente dell'Ordine dei Geologi delle Marche, un anno dopo l'alluvione

ANCONA - "Un anno fa la nostra regione venne colpita da una delle più devastanti alluvioni della storia recente: l’esondazione del Misa e del Burano - e di altri corsi d’acqua - ha provocato danni per decine di milioni di euro e, soprattutto, ha tolto la vita a 15 persone" afferma Piero Farabollini, presidente dell'Ordine dei Geologi delle Marche. "Persone travolte dal fango e dall’acqua. Uccise dall’incuria nei confronti del territorio. Una fine inaccettabile in un Paese che, pure, avrebbe le risorse per mettere mano a un territorio che sappiamo essere fragile, più fragile di tanti altri Paesi europei, a maggior ragione nell’epoca della crisi climatica che stiamo vivendo. E queste risorse, per fortuna, si stanno cominciando a vedere: sono destinate alle opere di prevenzione che chiediamo da molti anni, e ben prima della tragedia di un anno fa" continua Farabollini. 

"I fondi stanziati dal governo per mettere in sicurezza il Misa, il Burano, il Nevola e il Cesano sono stati già spesi o impegnati. Aspettiamo di vedere la realizzazione delle opere, sperando che i tempi non si dilatino eccessivamente. Come geologi, torniamo a sottolineare quanto sia importante ragionare a livello di bacino idrografico: gli interventi isolati lungo il corso dei fiumi non risolvono il problema, se non si fa un’attenta opera di prevenzione da monte a valle. È necessario pensare alle aree montane, perché seppur meno popolate e poco interessanti dal punto di vista elettorale, è proprio in quelle zone che si decide della salute dell'intero bacino".

"Riteniamo importante - continua il presidente - anche il messaggio mandato dalla Regione Marche, che di recente ha approvato la nuova legge urbanistica e di governo del territorio: un’adeguata pianificazione territoriale che tenga conto dei cambiamenti climatici in atto è assolutamente necessaria, ma sarebbe servito ancora più coraggio e stabilire un obbligo di delocalizzazione nelle aree a rischio. Il messaggio dovrebbe essere molto chiaro: non si ricostruisce nelle aree alluvionali o in cui persino l’edilizia anti-sismica sarebbe poco efficace a causa della conformazione del terreno. Una verità, certo, a volte scomoda da sentire. Tuttavia continueremo a ribadirlo affinché le istituzioni ci ascoltino: la sicurezza di cittadini, case Infrastrutture viene prima di tutto". 

"Oggi è il momento di ricordare le vittime della terribile serata di un anno fa. Ma lo sguardo dev’essere rivolto verso il futuro, perché eventi simili non causino più tragedie di queste proporzioni. La professionalità dei geologi è irrinunciabile per gestire il territorio in modo sostenibile, in sicurezza e nel pieno rispetto della geodiversità che, ricordiamo, è anche un importante fattore di sviluppo socio-economico, soprattutto in una regione come le Marche".

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