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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica

L'ex sindacalista Raschia: «Superiamo la piaga del lavoro povero»

La richiesta di superare la piaga del lavoro povero

«Nei giorni scorsi ho avuto modo di salutare un gruppo di lavoratrici addette al servizio di refezione nei 40 plessi scolastici del comune di Ancona. Occasione per ricordare negli anni l'impegno profuso assieme a difesa di posti lavoro e diritti. Si tratta oggi di 150 soci lavoratori di una cooperativa che, loro malgrado, rappresentano -al pari di tante altre situazioni, purtroppo- la parte più esposta, debole e fragile, del lavoro: lavoro anonimo, sfruttato, non riconosciuto, mal pagato. Donne soprattutto, unico reddito in molti casi, figli a carico e contratti individuali che non garantiscono salari dignitosi. Comprensibilmente esprimono sfiducia per una condizione in continuo peggioramento. E, ciò che è più grave, nella generale indifferenza». Parole di Andrea Raschia, ex sindacalista Fp Cgil. 

«Per le loro famiglie si tratta di una vita -lavorativa e non solo- di precarietà. Precarietà senza soluzione di continuità. Precarietà che distrugge dentro e divora l'anima. È anche questa lunga e infinita deriva che ha determinato -oltre a concreti e quotidiani problemi con i quali devono far i conti- un malessere profondo, e quell'inquietudine che pervade da tempo la nostra Società. È quanto accade con il venir meno di solidi punti di riferimento, e con essi la speranza di reagire per affermare un'idea diversa di comunità. Una deriva che la sinistra italiana non di rado ha accompagnato, che non ha ancora saputo contrastare adeguatamente, né offrire appigli sicuri per ripartire con un passo diverso. Quando il lavoro perde valorele persone perdono dignità'. E senza una prospettiva, senza orizzonte, si è facile preda del pifferaio di turno. In ogni caso, fuscelli in una tempesta tra crisi finanziarie, sanitarie ed economiche i cui costi le classi più deboli -come sempre- sono chiamate a pagare. La domanda da rivolgere al segretario del Partito Democratico, in città mercoledì prossimo, al leader del partito che ha ereditato parte importante della tradizione popolare del nostro Paese, non può riguardare soltanto le misure urgenti per sostenere attivamente i ceti più deboli; ma le decise azioni da assumere attraverso un impegno di lunga lena capace di invertire la rotta, restituire centralità e ruolo al mondo del lavoro, valore fondante della nostra Repubblica democratica. Un impegno tanto più realizzabile a condizione che queste lavoratrici non vengano lasciate sole. Sono un soggetto di cambiamento sociale, energia preziosa di un nuovo e diffuso protagonismo in grado di  migliorare la condizione generale del Paese e irrobustire un sistema di diritti delle persone. Ecco il segnale da molti atteso: caro Letta se si riparte da qui anche il Paese può farcela». 

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