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Coldiretti Marche: cresce in Regione la produzione di cibi Dop e Igp

Accanto ai prodotti a denominazione di origine ci sono anche le 152 le "Bandiere del gusto", le specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni

Cresce nelle Marche la produzione di cibi a Denominazione di origine. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, nel 2013 sono aumentati superfici coltivate, produttori, trasformatori e capi allevati. A far segnare il maggior incremento sono i terreni, con un +13 per cento. Ma anche le aziende sono salite a quota 694 (+3 per cento) e gli allevamenti a 705 (+4 per cento), mentre i trasformatori sono 186 (+5 per cento). Il segnale, secondo Coldiretti, della capacità dell'agroalimentare Made in Marche di creare reddito e lavoro.

La nostra regione può oggi vantare dodici prodotti riconosciuti, tra Denominazione di origine protetta (Dop) e Indicazione geografica protetta (Igp). Quelli Dop sono l’Oliva Ascolana del Piceno, l’Olio di Cartoceto, la Casciotta d' Urbino e il Prosciutto di Carpegna, cui si aggiungono Formaggio di Fossa di Sogliano e Salamini italiani alla cacciatora. Le Indicazioni geografiche protette sono attive per Agnello del Centro Italia (in via di definitiva formalizzazione), Vitellone bianco dell’Appennino centrale, Ciauscolo (per il quale si sta lavorando alla Dop), maccheroncini di Campofilone, oltre che Mortadella Bologna e Lenticchia di Castelluccio. Ormai in dirittura d’arrivo anche la Igp per la Patata rossa di Colfiorito.

Ma accanto ai prodotti a denominazione di origine, ricorda Coldiretti, ci sono anche le 152 le “Bandiere del gusto”, le specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni. Qui, rispetto allo scorso anno, entrano tre nuove specialità: le paccucce di Colmurano (Macerata), spicchi di mela, preferibilmente rosa, messi ad essiccare al sole o al forno e conservati per l'inverno immersi nella sapa; la crescia di Stacciola, preparata con rosmarino e cipolla e cotta in forni a legna con tralci di vite, tipica di san Costanzo (Pesaro) e il castagnolo al farro, anch’esso del Pesarese, a San Lorenzo in Campo.

“Un’offerta resa possibile grazie al lavoro degli agricoltori che hanno salvato dall’estinzione molti prodotti e li hanno riportati sulle tavole dei consumatori – sottolinea il presidente di Coldiretti Marche, Tommaso Di Sante -, grazie anche alla rete di vendita diretta dei mercati, delle botteghe e dei punti di Campagna Amica messa in campo con il progetto filiera agricola italiana”.

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