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Un caffè con il candidato sindaco Francesco Rubini (Altra Idea di Città): «Eventi diffusi, concerti al Porto Antico e festival nei parchi»

Prosegue la nostra rubrica di approfondimento con i sei candidati sindaco. Le interviste saranno pubblicate in ordine alfabetico, oggi è il turno di Francesco Rubini di Altra Idea di Città

ANCONA- Un caffè con il candidato sindaco. Prosegue la nostra rubrica dedicata alle interviste ai sei candidati sindaco alle elezioni comunali del 14 e 15 maggio. Li abbiamo incontrati in un bar e di fronte ad una tazzina di caffè abbiamo parlato dei loro programmi elettorali. Sei domande uguali per ciascuno su temi cruciali per il futuro della città, due minuti per rispondere ed illustrare i propri progetti per Ancona. Le interviste saranno pubblicate in ordine alfabetico, due al giorno, fino a mercoledì. Dopo Marco Battino di Ripartiamo dai Giovani e Roberto Rubegni di Europa Verde, adesso è il turno di Francesco Rubini, candidato sindaco di Altra Idea di Città sostenuto dalle liste Altra Idea di Città e Ancona Città aperta. A seguire Daniele Silvetti candidato sindaco del centrodestra, Ida Simonella candidata sindaco del centrosinistra ed Enrico Sparapani del Movimento 5 Stelle. 

Francesco Rubini, candidato sindaco di Altra Idea di Città, come vorrebbe vedere Ancona trasformata tra cinque anni? «Immagino una città sostenibile, fatta oggetto di un percorso importante di transizione ecologica. Una città più vivibile, viva, attrattiva, con i giovani al centro e un calendario di eventi capace di renderla un’occasione continua di aggregazione e di socialità. Sicuramente una Ancona più pulita e più bella, in grado anche di dare un messaggio positivo all’esterno. Oggi Ancona è una città chiusa in se stessa, vittima di 10 anni di trascuratezza da parte dell’amministrazione comunale. Noi crediamo che serva un cambiamento radicale, una svolta per far tornare questa città davvero bella».

L'INTERVISTA INTEGRALE A FRANCESCO RUBINI - VIDEO

Il porto è il motore economico della città, come valorizzarlo dal punto di vista commerciale, storico e turistico? «Il porto è senz’altro il cuore pulsante di questa città. Lo è dal punto di vista storico, culturale, identitario e, ovviamente, lo è anche dal punto di vista dell’economia, del lavoro, dello sviluppo. Bisogna però trovare un equilibrio tra produzione commerciale, tutela della salute pubblica e lavoro degno. Da questo punto di vista siamo d’accordo con tutti i progetti che prevedono lo spostamento a nord dei traffici commerciali e passeggeri. Bene l’utilizzo delle banchine liberate nell’area ex silos e il progetto della nuova penisola. Siamo invece fortemente contrari alla realizzazione della banchina per le grandi navi da crociera al porto antico. Quel progetto è folle dal punto di vista ambientale, paesaggistico, della salute pubblica. Porterà altro inquinamento in città e soprattutto rischiamo di vincolare il porto antico per 50 anni ad una concessione a Msc. Noi pensiamo che per il turismo delle navi da crociera possa bastare l’utilizzo degli spazi a nord e che invece il porto antico debba essere preservato e messo al centro di politiche per farne un hub per eventi ed iniziative culturali. Lì dobbiamo riportare strumenti di aggregazione, socialità, servizi commerciali, bar per gli anconetani e per i turisti».

Qual è la sua idea di mobilità sostenibile? «Questo è un tema decisivo su cui ci siamo battuti molto in questi anni anche in Consiglio comunale. Primo grande progetto che va assolutamente ripreso è quello della metropolitana di superficie e quindi l’immediata riapertura della stazione marittima. Serve poi una rivoluzione in tema di trasporto privato su gomma e parcheggi. Bisogna mettere al centro un sistema di parcheggi scambiatori fuori dalla città collegato con un sistema di trasporto pubblico locale. Ciò eviterebbe di portare altro traffico in centro. Siamo convinti che una diversa mobilità con più aree pedonali, più Ztl, con sistemi di mobilità dolce possa determinare l’arrivo di più persone in centro e anche maggiori incassi per i commercianti. Quindi prima di tutto è un problema culturale, bisogna avere il coraggio di prendere decisioni radicali».

Si parla molto di decoro, che cosa fare nel concreto per rendere Ancona una città più accogliente? Comprendendo anche le frazioni ovviamente… «Serve una programmazione delle manutenzioni costante e ben realizzata. In alcune parti della città serve invece un intervento straordinario. Rispetto a questo sono importanti alcune riflessioni. La prima è che questo Comune deve tornare ad assumere operai e manutentori per evitare di essere costretti ad affidare ogni minimo lavoro di manutenzione a ditte esterne, con conseguenze che poi abbiamo visto in via XXIX Settembre. Altro tema è la partecipazione, quindi coinvolgere i cittadini, i quartieri, le periferie, le associazioni e i volontari nella cogestione degli spazi per la pulizia e il decoro. Infine, coinvolgere le migliori energie creative presenti in città per immaginare arredi urbani belli e attrattivi anche per chi viene da fuori».

Il turismo non è fatto solo dalle crociere del venerdì, come incentivare l’arrivo e la permanenza dei visitatori? Come rendere Ancona una città turistica? «Abbiamo sempre detto che la via maestra non può essere quella del turismo di massa, non possiamo trasformare questo territorio in una Rimini del Conero. Bisogna mettere al centro un turismo sostenibile, di qualità e naturalistico. Costituire una connessione con il tessuto naturalistico della falesia del Conero, delle grotte, del Parco del Cardeto fino ad arrivare a Mezzavalle e a Portonovo. Pensiamo quindi che l’Area Marina Protetta sia un’occasione anche in chiave turistica per fare una piccola “Riserva dello Zingaro”, cioè per riconnettere le bellezze del Conero al centro storico, promuovendo un turismo fondato sull’ambiente, sulle persone e sulle nostre bellezze.Ciò consente di evitare il turismo di massa che è mordi e fuggi, rischia di depauperare il territorio e non lasciare nulla nel lungo periodo».

La frase che molto spesso si sente dire dai giovani è che ad Ancona non c’è niente. Cosa fare per rispondere alle loro esigenze in termini di movida, eventi, iniziative, spazi di aggregazione? «Bisogna interrompere questa brutta usanza delle ordinanze proibizionistiche repressive. Dobbiamo investire seriamente sugli eventi, sugli spazi di aggregazione e socialità, sul divertimento notturno. I luoghi da destinare a questo tipo di attività devono essere distribuiti in tutta la città, anche utilizzando il patrimonio immobiliare pubblico abbandonato. Bisogna fare una cartellonistica di eventi che duri 365 giorni all’anno e diffondere queste iniziative in tutta la città uscendo dai due luoghi simbolo: Piazza del Papa e la Mole. Per quanto riguarda l’estate utilizzare il porto antico come hub per il divertimento e per i grandi concerti, utilizzare Piazza Roma e Piazza Cavour per iniziative musicali, concerti con artisti di richiamo nazionale e internazionale e infine sfruttare i parchi pubblici. Penso al Forte Altavilla, alla Cittadella ecc… Possiamo realizzare dei piccoli festival e aprire spazi per creare eventi, aggregazione e socialità. Da qui passa anche la possibilità di trattenere i giovani ad Ancona». 

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