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«No Dad», le manifestazioni a Pesaro e ad Ancona | VIDEO 

Anche nelle Marche il coordinamento regionale del comitato “Priorità alla scuola” ha organizzato due iniziative di protesta, a Pesaro e ad Ancona, per chiedere la riapertura delle scuole. La mobilitazione, che ha coinvolto 60 piazze italiane, ha visto studenti e docenti uniti nello sciopero dalla didattica a distanza

Anche nelle Marche il coordinamento regionale del comitato “Priorità alla scuola” ha organizzato due iniziative di protesta, a Pesaro e ad Ancona, per chiedere la riapertura delle scuole. La mobilitazione, che ha coinvolto 60 piazze italiane, ha visto studenti e docenti uniti nello sciopero dalla didattica a distanza. «Chiediamo la riapertura della scuola in sicurezza- dice all’agenzia Dire Irene Tonucci, mamma e tra le promotrici del comitato Priorità alla Scuola di Pesaro- La scuola deve tornare al centro del pensiero del Governo e di questo paese. E' praticamente da un anno che i nostri ragazzi adolescenti non fanno lezioni in presenza. Sollecitiamo un piano ben preciso: vaccinazione a tappeto, stabilizzazione dei precari ed eliminazione delle classi pollaio. Temi che ci portiamo dietro da 20 anni e di cui oggi paghiamo lo scotto». Al Campus di Pesaro tra tamburi, cori e striscioni (“Ridateci la scuola, ridateci il futuro”, “La scuola è vita, ridiamo vita alla scuola” o “La scuola si cura oggi per il nostro futuro”) tra le 150 e le 200 persone. Genitori, studenti e docenti, rispettando il distanziamento, hanno messo in evidenza gli effetti negativi che la didattica a distanza ha sugli studenti. In piazza anche i consiglieri regionali del Partito Democratico Andrea Biancani e Micaela Vitri. «Scendiamo in piazza per chiedere che le risorse del Recovery Fund siano vincolate a rilanciare la scuola pubblica e i diritti all'istruzione e allo studio- recita il volantino del Comitato letto dai portavoce- Le risorse vengano usate per ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe, a garantire la continuita' didattica assumendo con concorsi per soli titoli i docenti con tre anni scolastici di servizio e gli Ata con 24 mesi ed a intervenire massicciamente nell'edilizia scolastica per avere spazi idonei a una scuola in presenza e in sicurezza». La stessa iniziativa è stata organizzata, in contemporanea, anche in piazza Roma ad Ancona. «Dicevano che eravamo dei pazzi quando andavamo a protestare sotto la Regione- dicono alcuni dei manifestanti - Eravamo in 30, oggi siamo più di duecento». 

Tra i partecipanti anche il Movimento Altra Idea di Città: «I dati sull’andamento della pandemia dimostrano che chiudere le scuole non è la soluzione per abbassare la curva dei contagi. Ha dovuto ammetterlo anche il presidente della Giunta regionale Acquaroli che, assieme alla sindaca di Ancona Valeria Mancinelli, aveva chiuso tutte le scuole anche quando le disposizioni del Governo ne prevedevano l’apertura. – si legge in una nota- in Italia, dove le classi sono rimaste chiuse ben più a lungo che negli altri Paesi europei, non c’è correlazione significativa tra diffusione dei contagi e lezioni in presenza. E’ la conclusione a cui arriva una ricerca condotta da una squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici tra cui Sara Gandini dello Ieo di Milano, che ha analizzato i dati del Miur incrociandoli con quelli delle Ats e della Protezione civile sul 97% delle scuole italiane. L’aumento dei contagi non è dovuto alla scuola in presenza, se non in misura minima. A fronte di tutti i protocolli la scuola è un luogo più monitorato e sicuro di molti altri che invece sono aperti . La scuola è un presidio di tracciamento importante, che andrebbe rafforzato. Se la tutela della salute e della sicurezza pubblica fosse davvero una priorità le scuole non dovrebbero essere chiuse». 

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