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Zampini racconta 3.000 giorni con la Juve campione d'Italia: un antidoto al complottismo

Massimo Zampini, avvocato romano e fondatore di Juventibus, riavvolge il nastro della storia della Juventus per raccontare 9 anni di successi, polemiche, aneddoti, gioie e amarezze

La Juventus batte in casa la Sampdoria 2 a 0 con doppietta di Ronaldo. E’ il giorno del 9° scudetto della Juve. E’ il 27 luglio 2020 ed è da lì che Massimo Zampini, avvocato romano e fondatore di Juventibus (comunità online di supporters bianconeri d’Italia), riavvolge il nastro della storia di una delle squadre di calcio più blasonate al mondo per raccontare 9 anni di successi, polemiche, aneddoti, gioie e amarezze. Lo fa con un libro: “3000 giorni con la Juventus campione d’Italia” edito da Baldini+Castoldi, che vuole essere anche un monito a tutti i tifosi juventini a non commettere il peccato mortale di banalizzare queste 9 stagioni e che anzi siano sempre motivo di orgoglio da opporre al complottismo. Quello a cui Zampini, dai salotti tv di Tiki Taka e Pressing, risponde sempre con l’ironia di chi, lo scrive Sandro Veronesi nella prefazione, “applica il «Metodo Zampini». Consiste in un’attitudine dialettica molto semplice capace però di schienare l’avversario in pochissime mosse. La sua filosofia di base è un misto tra la psicoanalisi e la lotta giapponese. Le sue applicazioni innumerevoli”.

Perché lo juventino di professione come Zampini ha il suo bel da fare soprattutto oggi. «Ma questa è la prima cosa che dico nel libro, cioè che secondo me questi 9 anni hanno cambiato l’antijuventus, che è sempre stato complottista e adesso diventa proprio paranoico. Racconto delle cose incredibili, come quella volta, nel 2012, in cui avevano squalificato Conte, mettono in giro la voce che avessero costruito un tunnel per far farlo arrivare agli spogliatoi dei giocatori e la Procura Federale va a controllare. Paranoia pura».

E lei risponde col suo metodo, quello “Zampini”. «E’ quello che ha scritto Veronesi e per me è un onore. Diciamo che io faccio prevalere l’ironia senza offendere l’avversario. Io credo che l’unico modo per rispondere sia l’ironia preparata perché bisogna sapere ridere del complottismo e delle paranoia, anche nella vita, non solo quando si parla di calcio».

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