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Calcio

Leonardo Rossini, nuovo d.s. della Biagio Nazzaro, tra oneri ed onori

Il nuovo direttore sportivo della Biagio Nazzaro è gia al lavoro: «E' ora di cominciare a mettere qualche tassello - dice - e puntiamo a tornare in Eccellenza, ma sarà dura perché alcune squadre del nord della regione si stanno già rinforzando»

Per senso di appartenenza, è a tutti gli effetti chiaravallese, anche se è nato e vive a Jesi. Con la nostra comunità, però, c’è qualcosa di più di una semplice affezione. Leonardo Rossini, 36 anni, otto stagioni in cabina di regia nel centrocampo biagiotto e da poco più di una settimana nuovo direttore sportivo: «Effettivamente Chiaravalle mi ha dato tanto – queste le sue prime parole dopo il nuovo ruolo che gli è stato assegnato all’interno della società rossoblù – sia dal punto di vista calcistico, sia da quello lavorativo, dal momento che ho lavorato quotidianamente in questo paese per nove anni, iniziando appena fui assunto dalla compagnia assicurativa di cui sono ancora dipendente. La mia vita si è sviluppata a Chiaravalle e, pur sentendomi jesino, ciò che mi ha trasmesso questa comunità è qualcosa di veramente profondo, di diverso rispetto a ciò che si riesce a “respirare” altrove. Del resto se sono rimasto a giocare per otto anni con la Biagio e non ho mai pensato di andarmene, neppure per un istante, un motivo deve pur esserci. Posso dire che Chiaravalle è una cittadina inclusiva, può capitare di dover andare via, ma tutti quelli che sono andati via da qui non hanno vissuto la stessa esperienza che si ha quando si lascia un altro posto. C’è qualcosa di particolare che ti lega a questa comunità e che rimane per sempre»

Una nuova avventura in rossoblu che nasce tra il serio ed il faceto, visto che il nuovo ruolo era già stato proposto a Rossini, anche se sotto forma di...battuta.
«Luca Latini, l’attuale presidente, me lo proponeva spesso per scherzo - confida Rossini – e sinceramente prima ci non avevo badato troppo. Poi, all’incirca tre settimane fa, dopo l’infausto spareggio di Porto Sant’Elpidio, mi ha chiamato e mi ha detto che avrebbe avuto piacere che fossi proprio io il nuovo direttore sportivo. Ci ho pensato giusto quei trenta secondi di rito, in pratica ho preso una decisione istintiva, perché qualcosa mi ha detto che potevo permettermi di restare in un mondo che conosco e che amo, sia pure in un nuovo ruolo. Sono pienamente consapevole del peso delle decisioni da prendere e delle idee che è necessario produrre. È vero che dal punto di vista gestionale si tratta della prima esperienza, ma è pur vero che il calcio è un mondo che conosco, dal momento che ci sto da quando avevo sei anni. Le responsabilità vanno gestite in quanto opportunità che la vita ti presenta. Si può anche decidere di non assumersele e vivere in modo più tranquillo, ma non è una scelta che fa per me. Non le considero un rischio, non vivo quest’esperienza con l’incubo dell’errore, poi certo sbagliare ci sta, ma le ritengo un’occasione di crescita, la continuazione di una passione che ho sviluppato fin da piccolo, indipendentemente da come andrà».

C’è grande attesa nell’ambiente, tanta voglia di mettere da parte la delusione maturata nel finale di stagione e ricominciare con rinnovate ambizioni, allestendo una compagine che possa puntare in alto e riportare la Biagio in palcoscenici più consoni al suo blasone.
«Dico che siamo a buon punto per quel che riguarda l’allenatore – spiega il neo d.s. - ma insieme con il CdA preferiamo che le cose siano dette nel momento in cui c’è l’ufficialità. Purtroppo siamo stati un po’ stretti con i tempi, ma spero di poter annunciare la parte tecnica a breve. Non siamo in ritardo, ma è ora di cominciare a mettere qualche tassello. Non ci nascondiamo dietro ad un dito, puntiamo a tornare in Eccellenza, ma sarà dura perché ci sono alcune squadre del nord della regione che si stanno rinforzando. Spero di poter avere un confronto diretto coi tifosi, e dire loro semplicemente grazie. Se sono biagiotto lo devo essenzialmente a loro e biagiotti si diventa. Per tutto ciò che hanno dato a me e alla squadra in questi otto anni non mi resta che ringraziarli. Certo, vorrei che continuassero a venire al campo e sostenerci, ma saranno loro a fare le valutazioni, io non prometto niente, se non l’impegno di costruire una squadra competitiva».

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