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Castelletti, il "Pickford" del Marina: «Prima la salvezza, poi vediamo»

L'estremo difensore dei biancazzurri subito tra i protagonisti dell'Eccellenza, con parate decisive che hanno permesso alla formazione di Nico Mariani di piegare all'esordio la Forsempronese

Dicono di lui: «Alla fine di ogni campionato, quelle cinque o sei partite le decide lui». Non si parla, però, di un giocatore di movimento. E’ Andrea Castelletti, portiere, a rappresentare il valore aggiunto di un Marina che ha inaugurato il campionato 2021/2022 di Eccellenza con una vittoria, superando di misura la Forsempronese. Che è la prima di “quelle cinque o sei partite” che l’estremo difensore dei biancoazzurri ha 'griffato' respingendo al mittente tutti i tentativi degli ospiti, compreso un rigore calciato da Barattini.

Spulciamo la carta di identità: data di nascita 25 marzo del 1997. Di questi 24 anni, quanti nel calcio?
«Quasi tutti. Ho iniziato quando non avevo nemmeno quattro anni, a casa mia si è sempre respirato calcio».

Professione: portiere
«Ci sono finito a sette anni. Giocavo già con quelli più grandi, mi hanno detto “Vai in porta”. Si sono resi conto che me la cavavo piuttosto bene, e da lì non mi sono più spostato».

Luogo di nascita: Ascoli
«E’ la mia città, ho cominciato nel Piazza Immacolata, poi ho fatto la trafila nelle giovanili dell’Ascoli Calcio ed anche una panchina, da sedicenne, in Coppa Italia. I miei hanno il Bar Marconi, che è un grande ritrovo per tutti gli appassionati di calcio. Per motivi di lavoro non mi possono seguire, ma nel locale hanno sempre un televisore o una radio sintonizzati dove trasmettono la mia partita. Quando con il Marina giocai al Del Conero con l’Ancona, sul maxischermo del bar tolsero la Serie A e misero il nostro incontro. Portò bene: vincemmo 4-2...».

Altezza, cm. 180. Soprannome: “Pickford”.
«Lo devo a Massimo, grande tifoso del Marina ed anche lui ha giocato in porta. Ai Mondiali del 2018 c’era il portiere dell’Inghilterra, Pickford, che nel suo ruolo era il più basso di tutta la competizione ma aveva una reattività incredibile. Ed anch’io non è che sia propriamente un gigante, per cui ha cominciato a chiamarmi così. Se mi ispiro a lui? Beh, diciamo che la mia generazione ha avuto altri modelli: Buffon, Casillas, Dida. Tanta roba...».

Residenza sportiva: Marina
«Studio Economia in Ancona e ormai sto con questa società da diversi anni, per me è come una famiglia. Ci sono arrivato da secondo, poi un anno in Prima Categoria a Borghetto. Da lì, la dirigenza del Marina con in testa Nico (Mariani, il suo attuale allenatore ndr) mi disse “Vieni a giocare titolare in Eccellenza”. Fu una scelta molto coraggiosa, avallata dal tecnico di allora, Malavenda, anche a lui devo molto, ma che alla fine ha portato risultati».

Segni particolari: vive lontano dall’area
«Beh...non proprio così lontano, dai – ride – però tatticamente il fatto di giocare alto è una scelta che mi aiuta per le uscite, finalizzata a restare più corti, ad aiutare la squadra ad essere maggiormente aggressiva perché dobbiamo anche compensare con l’attitudine all’agonismo il gap che c’è con le squadre che, magari, tecnicamente hanno qualcosa più di noi. In fase di costruzione...ci devo lavorare: non è che impostare il gioco con i piedi sia una delle mie caratteristiche preferite»

Chiusura secca: come andrà quest’anno?
«Impossibile dirlo adesso. Mettiamola così: prima ci salviamo, in tranquillità, e poi vediamo».

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