rotate-mobile
Calcio

Biagio, conta solo vincere. Mister Favi: «Daremo tutto»

Allenatore e bandiera dei rossoblu, Fabio Favi parla della sfida che vedrà la squadra chiaravallese contendere al Porto Sant'Elpidio il posto per restare in Eccellenza

Come una finale, forse anche peggio. 90 minuti, 120 con l’appendice dell’extra time se il risultato resterà in parità dopo i tempi regolamentari. Una partita che segnerà il destino della Biagio Nazzaro al termine di un campionato complesso, concluso al terzultimo posto in classifica con uno spareggio in trasferta a determinare la permanenza nella categoria. Non ci sono prove d’appello, c’è solo un Porto Sant’Elpidio da battere a domicilio per raddrizzare la stagione. Fabio Favi, tecnico dei rossoblu arrivato ad inizio aprile, sarà in panchina nella duplice veste di tecnico e bandiera chiaravallese.

Teso?
«Sinceramente no. In passato ho affrontato diverse volte gare secche in cui ci si gioca una stagione. Ecco, magari a metà settimana è naturale parlare così. Poi domenica, al calcio d’inizio, forse sarà tutta un'altra cosa…Comunque, se vuoi frequentare questo mondo, è un tipo di pressione con cui devi convivere».

Quella è più difficile da allenare…
«Sì, perché dipende dall’indole del giocatore. Io, ad esempio, tendevo a sdrammatizzare fino a pochi secondi dall’inizio, poi dopo il fischio c’erano solo avversari e palla. Ma non tutti sono così: nella mia carriera ho incontrato gente che il giorno prima della partita faceva ore di stretching, chi dormiva con la luce accesa, chi non parlava...e non conta la categoria, perché la maniera di affrontare certi impegni delicati varia di persona in persona, a prescindere da quello che ti giochi».

Album dei ricordi, partita decisiva di fine stagione. Scegliamone due.
«Quelle con l’Acireale. Nel ‘93 perdiamo lo spareggio di Foggia, contro il Perugia, ma saliamo ugualmente in B dopo la revoca della loro promozione per illecito sportivo. Dodici mesi dopo a Salerno ci giochiamo la salvezza a Salerno contro il Pisa: gara secca, vinciamo ai rigori, anch’io ne tirai uno, segnandolo».

Stavolta non ci sono. Bisogna vincere.
«Già. E non ci sono nemmeno io lì in mezzo. Stare in campo ti permette di scaricare l’adrenalina. In panchina si soffre il triplo».

Il fatto di non aver scelta, di non avere il paracadute di un doppio risultato utile per salvarsi, può essere per assurdo un vantaggio, anche solo dal punto di vista mentale, visto che toglie la tentazione di abbassarsi pericolosamente e chiudersi per gestire un pareggio?
«In teoria sì, ma dipende molto dall’atteggiamento dei singoli, con cui ci si presenta all’appuntamento. Dal punto di vista mentale non è complesso preparare gare del genere, dove ti giochi tutto e quindi non c’è ulteriore bisogno di caricare una sfida la cui importanza parla da sola. Però, se siamo arrivati in questa posizione di classifica, è chiaro che qualche problema c’è stato nell’arco del campionato: io sono molto pratico, ed al di là delle recriminazioni, è quello che ha stabilito la graduatoria che conta, sebbene sia compito nostro andare là e dimostrare che la nostra collocazione non era quella giusta. Ed è fondamentale che quei problemi non si ripresentino».

Dall’altra parte, sulla panchina del Porto Sant’Elpidio, c’è qualcuno che conosci bene…
«Con Ottavio (Palladini ndr) abbiamo condiviso un percorso comune, si può quasi dire che siamo calcisticamente cresciuti insieme. Mi fa piacere rivederlo e salutarlo, anche in questa circostanza così particolare, in cui uno dei due dovrà fare i conti con una retrocessione».

Voltandoti indietro, c’è la sensazione che qualcosa sarebbe potuto andare diversamente, magari cercando modi più...comodi per salvarsi?
«Per natura non sono abituato a farlo. Angelo Orazi, che mi ha allenato al Campania nella mia prima esperienza lontano da casa, diceva che ricordare il passato significa che non si ha più tanta voglia di guadare con interesse al futuro. Ci sono ancora 90 minuti, forse 120, per far restare la Biagio in Eccellenza. E’ quello il nostro futuro, quello a cui dobbiamo guardare».

Percorso inverso. Mettiamo le lancette avanti a domenica sera. Cosa vorresti vedere?
«Una squadra che esce dal campo dopo aver dato l’anima. Sono arrivato in una situazione complessa, ci ho messo la faccia, e adesso voglio vedere una squadra in grado di dimostrare all’ambiente, alla società, ai tifosi che farà di tutto per vincere. Sono di Chiaravalle, questi colori significano molto per me come per tutta quella gente che ci segue e soffre con noi e per noi. Il campo dirà se meritiamo di salvarci, ma questa maglia va onorata a prescindere. Fino alla fine».

Si parla di
Sullo stesso argomento

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Biagio, conta solo vincere. Mister Favi: «Daremo tutto»

AnconaToday è in caricamento