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Ancona, il Cavaliere, gli applausi e il futuro: «Giusto alzare il livello, si parte dal centro sportivo»

La dg Roberta Nocelli ha chiuso in sala stampa la stagione dell’Ancona. Dopo l’eliminazione playoff lo sguardo è già al futuro

ANCONA- Prima della partita un cavaliere in armatura ha sfilato davanti alla curva nord e davanti alla tribuna accogliendo così le squadre di Ancona e Olbia all’ingresso in campo. Una sorpresa (non la sola vista la presenza in “cabina” accanto allo speaker Roberto Cardinali anche del figlio di Avio Venturini, la storica voce del Dorico), organizzata dalla dg biancorossa Roberta Nocelli, per ringraziare i tifosi di una stagione intensa vissuta fianco a fianco. Una stagione che, visto l’amaro epilogo con la vittoria dei sardi al Del Conero, si è chiusa ieri (1 maggio) interrompendo già nel primo turno il cammino playoff dei dorici:

«Sono passati dieci lunghissimi mesi e per prima cosa voglio dire grazie a Mauro Canil che ha permesso tutto questo - ha spiegato la stessa dg in sala stampa al termine dello 0-2 in favore dei sardi - Da Ancona abbiamo ricevuto qualcosa di importantissimo, a fine partita sono andata in Curva Nord con Andrea Delcarro e abbiamo avuto i brividi per i tanti applausi ricevuti. Mi sembrava giusto ringraziare questa gente con il cavaliere, il nostro simbolo, per ribadire che in futuro andremo avanti sempre con maggior decisione. Lavoreremo a testa bassa, assorbiremo le critiche, ma non ci tireremo mai indietro in quelli che sono i nostri impegni».

Su quello che riserverà il futuro sotto la proprietà di Tony Tiong ci sono già diverse indicazioni: «La linea è stata tracciata da tempo, qualche valore aggiunto alla squadra ci sarà ma poi in campo bisogna giocare e fare i tre punti. Quando si fa l’errore di dare troppo per scontato poi si prendono gli schiaffi. Partiremo dal centro sportivo, quella sarà la base. Ci stiamo già lavorando con i tecnici del Comune e sarà la nostra partenza. Il calcio è fatto di talenti e proprietà forti, intanto ci godiamo questo radicamento in città che è la cosa che ci rende più orgogliosi».

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