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Anconitana, Strano ti vede in Lega Pro: «Ma contro i Portuali non ci siamo preparati da derby»

Il centrocampista anconetano parla anche della rissa nel post partita contro i Portuali: «Non dobbiamo cadere nelle provocazioni»

Anconetano di nascita, biancorosso di fede e una voglia matta di rivedere in alto i colori della sua città. Emanuele Strano, classe ’89 faceva il raccattapalle quando nel 2004 l’allora Ancona giocava in serie A. Da dicembre è il centrocampista dell’U.S. Anconitana e con il progetto Marconi punta in alto. Dove? «La Lega Pro, minimo ma solo perché quello è il primo tassello del calcio professionistico e io spero di contribuire a raggiungerlo. La città lo merita, c’è un programma orientato verso categorie diverse dal dilettantismo e c’è un presidente serio rispetto ad altri signori che speculano sul calcio».

La stagione finora promette bene, anche se l’ultimo match contro i Portuali è stato un po' troppo pirotecnico considerando il livello tecnico della squadra di Lelli. 4-4 con pareggio finale degli avversari e rissa al ’90. Cosa è successo vedendola dal campo? «Premetto che a me questi spettacoli non piacciono anche perché davanti a 1.200 persone il contesto non era quello di un campo di provincia. Non ho visto bene cosa è successo, mi dicono che ci sia stato uno screzio prima del 4 pari tra qualche giocatore nostro e la panchina loro, ma non so rispondere di preciso. Posso solo dire che non si può cadere alle provocazioni e una squadra superiore alla media deve pensare al campo. Si può anche concedere agli altri il lusso di inveire, ma non si può rispondere. Il buonsenso comunque voleva un applauso a fine partita per entrambe le compagini».

Il risultato finale corrisponde al primo pareggio stagionale dopo 14 vittorie e 1 sconfitta. Impresa degli avversari o calo di concentrazione post-festività?: «L’abbiamo giocata in modo forse un po' troppo superficiale, in alcuni momenti ci è mancata la concentrazione e la determinazione, ma ho sentito dire che ci hanno messo sotto e questo m sembra eccessivo perché nei ’90 minuti non ho percepito una superiorità dell’avversario. Siamo andati sotto di due gol e non era mai capitato prima, però la squadra ha saputo reagire e chiudere il primo tempo in vantaggio». Poi cosa è cambiato?: «Errori di concentrazione, ma anche il grande merito di Pizzichini perché non capita tutti i giorni di calciare così. Non l’abbiamo preparata come un derby contro chi giocava la partita della vita, ma hanno inciso anche i campi di allenamento che erano parecchio allentati dalla pioggia, insomma è stato difficile preparare qualcosa su quel fondo lì. Siamo stati dirottati a destra e a manca e forse per questo la preparazione non è stata proprio idonea. Non è un alibi, perché il divario tecnico c’era, ma è un dato di fatto»


 

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