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Il Comune pronto a salvare il marchio, i tifosi si appellano all'imprenditoria locale

Ad un certo punto dell'assemblea pubblica convocata dalla Curva Nord, anche il presidente dei C.U.B.A. Eros Giardini ha lanciato un appello affinché gli imprenditori anconetani si attivassero per salvare la società

L’Ancona si avvicina al 17 ottobre, quando la società dovrà dimostrare alla Lega di aver pagato tutti gli stipendi di agosto e i contributi pensionistici di luglio e agosto più le ritenute per un totale di 250mila euro. Nessuno si aspetta che questo appuntamento venga rispettato. Anzi, al di là dei probabili punti di penalizzazione, resta il problema vero, cioè che la società è vicina all’orlo di un baratro, oltre il quale c’è il terzo fallimento in 12 anni. E allora ieri tutti i tifosi di Ancona si sono ritrovati alle 21:00 alla sala convegni del Palaprometeo, in un’assemblea voluta da Curva Nord per porsi una domanda e cercare una risposta: e adesso che cosa fare per salvare la società? Come scongiurare l’ennesimo inferno per la città e i colori biancorossi? Hanno partecipato anche gli assessori Andrea Guidotti e Maurizio Urbinati, una delegazione della squadra (mister Brini, capitan Ricci, Moi, Bambozzi e Cognigni), tre rappresentanti del trust di tifosi Sosteniamolancona (Valentini, Prosperi e Bartola) e il presidente regionale del Coni, Germano Peschini.

La premessa alla serata in una lettera letta dagli ultrà, per cui «non è tempo di polemiche, di dita puntate, di processi mediatici ma soprattutto politici. Siamo qui per avere un domani perché la nostra vita è quella dell’Ancona. Occorre cercare di fare fronte comune tutti insieme per difendere una storia ultracentenaria che ha vissuto già due fallimenti e non vorremmo ricadere nel baratro». Insomma salvare il salvabile. Ed è per questo che ieri erano presenti anche gli assessori Guidotti e Urbinati, dimostratisi pronti ad un doppio intervento. Primo blindare il marchio del cavaliere ( ad oggi in mano alla fondazione Unione Anconitana). «Gli ultras mi hanno chiesto di verificare se fosse possibile acquistare il marchio - ha detto Guidotti - Ho chiesto rapidamente un incontro al sindaco che ha detto sì: il Comune può prendere il marchio come custode ma deve essere ceduto a titolo gratuito». E giù applausi. Dunque il marchio potrebbe passare al Comune, sempre che nel frattempo non arrivi qualcuno da fuori che acquisti le quote di maggioranza della fondazione. Sì, perché in tal caso il marchio passerebbe in automatico all’imprenditore di turno. Si vota: è un plebiscito. Si cercherà di passare il marchio al Comune. L’alternativa? L'ha proposta l'avvocato Lorenzo Mondini, ex rappresentante della Fondazione, annunciando imminenti novità per la prossima settimana e, per conto di Miani, ha suggerito che il marchio venga trasferito dalla Fondazione all'associazione Sosteniamolancona, che detiene il 2% delle quote del club dorico. Come seconda cosa il Comune ha chiesto un incontro ufficiale con Ranieri, Gramillano e Miani. Questi ultimi due «si sono dimostrati disponibili e lunedì fisseremo un appuntamento- ha detto Guidotti - Ranieri ha detto che sta lavorando e io gli ho risposto che ormai le cose sono due: o compri l’Ancona o non la compri per cui lunedì trova nella tua agenda un giorno per incontrarci». 

La platea dell'assemblea dei tifosi-2CONTRO IL COMUNE. Ma non tutti sono d’accordo. Non tutti si fidano del Comune perché «ricordiamoci che il sindaco di questa città ha bocciato la proposta di una targa in memoria dei nostri fratelli a Collemarino, che non ha mai fatto niente per questa società e improvvisamente stanno dalla parte dell'Ancona? Se dovessero arrivare i soliti banditi da fuori sarà anche perché questo Comune non ha mai chiamato a raccolta i propri figli e allora propongo di dare il marchio ad un avvocato o un notaio che curi i nostri interessi» tuona un altro tifoso, che rimprovera al Comune di non aver mai provato davvero a coinvolgere imprenditori locali. Proprio a loro è andato ieri un vero e proprio appello del presidente dei C.U.B.A. Eros Giardini e della Curva Nord:

L’APPELLO ALL’IMPRENNDITORIA LOCALE: «Serve una class action per ottenere dalla cosiddetta società dei tifosi di visionare i bilanci ed essere informati su ciò che accadrà da qui a 8 giorni: è un nostro diritto e gli imprenditori locali dovrebbero avere un dovere morale nel salvare questa società. Qui il problema è che si rischia di fallire. Abbiamo bisogno che questa società di calcio venga salvata nell’unica maniera possibile e servono subito 3 milioni di euro». 

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