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In provincia di Ancona 7 stabilimenti pericolosi in caso di incidente

A dirlo è il rapporto diffuso da Ispra e Ministero dell'Ambiente. Una mappatura dei pericoli di incidenti rilevante in Italia

Sol spa, Silga spa, Eleninco srl, Società italiana gas liquidi spa, Golden gas, Api raffineria di Ancona spa.
Questi i nomi che rientrano nell’inventario nazionale degli stabilimenti suscettibili di causare incidenti rilevanti, stilato da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ) in collaborazione con il Ministero dell’ Ambiente e della tutela del territorio e del Mare.

L’avanzare della ricerca chimica nei sistemi industriale sempre più grandi e complessi ha portato con sé, oltre a chiari vantaggi, l’inesorabile problema degli incidenti che non solo coinvolgono i lavoratori dell’impianto, ma anche estese aree di territorio esterne allo stabilimento con conseguenze, altrettanto inesorabili, per l’uomo e l’ambiente.  E le Marche non fanno eccezione con 16 stabilimenti.

I settori produttivi degli stabilimenti potenzialmente a rischio nei 6 comuni in provincia di Ancona sono: distillazione, deposito di oli minerali o di gas liquefatti o di esplosivi, produzione di esplosivi o  di gas tecnici, galvanotecnica, raffinazione di petrolio, stabilimenti chimici o petrolchimici. 
Tutti questi siti, è bene sottolinearlo, sono perfettamente funzionanti e non hanno problematiche particolari.

Il frutto del lavoro certosino condotto da una squadra Ispra sotto la direzione dell'ingegner Alberto Ricchiuti è una mappatura del rischio potenziale. Una cartina dell’Italia dove vengono uno per uno segnalati i siti degli stabilimenti industriali che, in caso di incidenti, si rivelerebbero particolarmente pericolosi per via delle sostanze con le quali si lavora al loro interno.
Questa mappata geografia del rischio va inesorabilmente a braccetto con quella dello sviluppo industriale, così che dei 1.142 stabilimenti segnalati come pericolosi oltre il 50% è concentrato al Nord della Penisola, tra Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, le regioni più produttive.
A fare di uno stabilimento industriale uno stabilimento RIR, ovvero a Rischio di Incidente Rilevante, è la detenzione o l’utilizzo di grandi quantità di sostanze classificabili come tossiche, infiammabili, esplosive o comunque potenzialmente minacciose per l’uomo e l’ambiente.

I riflettori sul tema hanno iniziato ad accendersi negli anni ’70, con un caso di cronaca nera ambientale. A seguito del gravissimo incidente ecologico che colpì il comune brianzolo di Seveso -per via della fuoriuscita di una nube della pericolosissima diossina del tipo TCDD dalla valvola di sicurezza di un reattore dell’azienda ICMESA di Meda- l'Unione Europea decise infatti di adottare norme severissime in materia. È nata così la «direttiva Seveso», che mescola elementi per garantire la sicurezza degli impianti e la tutela di città e abitanti e indicazioni di protezione civile.

La conoscenza della situazione, ora capillarmente messa nero su bianco dall’Ispra, è il primo, fondamentale passo perché il pericolo eventuale non si trasformi in tragedia. Ora però deve seguire a ruota l’adeguamento delle norme per la sicurezza sul lavoro. “Si deve fare di più in alcuni ambiti – esorta l'ingegner Ricchiuti, curatore del rapporto Ispra -. Mi riferisco ai controlli, allo snellimento di alcune procedure di valutazione fatte dai gestori, alla sperimentazione dei piani d’emergenza esterni. Temi su cui occorre un impegno forte della pubblica amministrazione». Solo così la mappatura del rischio potrà diventare da luttuosa sibilla utile strumento per la prevenzione.

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