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Nella notte l'ultima opera, gli artisti d'Europa si prendono l'ex quartiere degradato

Era un territorio degradato, gli artisti lo stanno recuperando a colpi di colore. L'ultimo murales, fatto a tempo di record, si è materializzato stamattina. Viaggio nel quartiere-museo urbano a cielo aperto

I murales spuntano dalla sera alla mattina, non sempre con una data annunciata: c’è l’artista che da qualche parte d’Europa viene in vacanza sul Conero, o si imbarca per la Grecia, che prende la bomboletta spray e decide di lasciare un pezzo della propria anima sui muri di Capodimonte. E i residenti? Scendono a portare caffè, panini o a fare offerte per l’acquisto dei colori. Succede ad Ancona, in quella “petit Paris” nostrana che sorge tra via Astagno e via Cialdini. Circa 30 murales, l’ultimo terminato la notte scorsa e materializzatosi questa mattina: è un’architettura dell’artista milanese Tobet, fatta a tempo di record di fronte a una delle “chicche del quartiere”, il murales del pugliese “Zip”. Quest'ultimo raffigura una bambina con in mano un fiore tossico (VIDEO). Particolarità? E' realizzato n vernice fosforescente e di notte si illumina. A fare da Cicerone tra la signora che prende il sole, il duello western tra lo sheriffo hot dog e un pistolero “hamburger”, il monello “Pacca Sassi” e molto altro è William Vecchietti, direttore artistico della rassegna Ancona Crea. 

«Prima qui c’era il degrado assoluto, poi sono arrivati gli artisti e ora siamo, di fatto, in un museo urbano di street art- spiega Vecchietti- molti degli artisti li contattiamo noi, altri sono di passaggio o sono amici di altri artisti. Ci contattano, ci chiedono se ci sono ed eventualmente dove si trovano dei muri disponibili per realizzare opere e io ce li accompagno». Tempo stimato per ogni opera? Spesso bastano poche ore: «Lavoriamo con i permessi del Comune, Ancona Crea va avanti dal 2015, abbiamo cominciato con progetti grandi al piano, abbiamo realizzato la Monica Vitti al porto. Poi ci siamo concentrati su Capodimonte, un quartiere che era degradato e che da un paio di anni comincia a diventare un museo a cielo aperto- continua Vecchietti- Perché proprio questo quartiere? Per rilanciare questo luogo, che storicamente era animato da artigiani. Lo abbiamo scelto anche per la presenza di questi sottopassi e camminamenti molto scuri e rovinati. Insomma, era il luogo perfetto- spiega l’artista- Prima qui c’erano bande di ragazzini che scrivevano sui muri, ora anche loro rispettano i nostri murales». Capodimonte tra 10 anni? «Mi piacerebbe veder riaprire tutte le botteghe, atelier, sartorie, restauratori, proprio come c’era una volta negli anni '80. Poi qui servirebbero anche bar e locali, è un posto da far vivere. Da un punto di vista culturale Ancona si sta cominciando a muovere- conclude William- io ho vissuto a Parigi, Londra, frequento Berlino. La street art è ovunque, ma questo quartiere crea qualcosa di particolare e se pensiamo che deriva da un luogo degradato vuol dire che forse stiamo cambiando qualcosa. Per me stare qui o a Parigi non fa differenza, poi c’è sempre chi apprezza e chi un po’ meno».

Perché al porto c'è il murales con il volto di Monica Vitti?  
 

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