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Salvò il suo equipaggio, poi affondò il "Berillo": l'impresa e il ricordo del sommergibilista Camillo Milesi Ferretti

Da giovane tenente di vascello, Milesi venne catturato dagli inglesi dopo che aveva fatto mettere in salvo il suo equipaggio e autoaffondato il suo battello

CASTEL D'EMILIO - Tra le storie dei prigionieri italiani catturati in Africa spicca quella di Camillo Milesi Ferretti, comandante del sommergibile Berillo, catturato dagli inglesi il 2 ottobre 1940 e trasferito in India un mese dopo, protagonista di tre falliti tentativi di fuga. Da giovane tenente di vascello, Milesi venne catturato aver fatto mettere in salvo il suo equipaggio e autoaffondato il suo battello, a meno di quattro mesi dall’entrata in guerra dell’Italia e decorato con medaglia di bronzo al valor militare. 

A Castel D'Emilio, suo paese natale, è stata celebrata una cerimonia in suo ricordo a 75 anni dalla morte. La cerimonia si è conclusa con un breve rito religioso di suffragio tenuto dal parroco di Agugliano don Fabrizio e con la lettura della preghiera del marinaio.

milletti

«Internato a Yol, ai piedi dell’Himalaya, al quarto tentativo Milesi riconquistò la libertà raggiungendo l’enclave portoghese di Goa, da dove, dopo una prolungata attesa, riuscì a prendere il largo rientrando finalmente  a Napoli, il 2 luglio 1945- -ha ricordato il presidente Associazione Nazionale Marinai d'Italia "Nazario Sauro", Marco Cingolani, presente tra gli altri alla cerimonia- autore di un memoriale della sua prigionia, pubblicato postumo (20.000 Rupie di Taglia, Danesi Editore, Roma 1948), l’ufficiale anconetano il 3 gennaio 1948 morì prematuramente a Roma». 

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