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Crescia marchigiana vs piadina romagnola: differenze e curiosità

Sembrano la stessa cosa, ma solo all'occhio e al palato inesperto. Alcune curiosità sulla crescia marchigiana e guai a chiamarla piadina

La leggenda vuole che a inventare la crescia sia stata una fornaia urbinate che, come si lege nel blog #destinazionemarche, voleva impastare qualcosa che somigliasse alla forma del sole impigliato nelle torri del Palazzo Ducale. 

Crescia vs Piadina

Il nome
La prima differenza sta nel nome: la “piadina” è romagnola, nelle marche si chiama tassativamente “crescia”. 

L’impasto

La ricetta della crescia marchigiana include anche uova oltre al pepe nero e, a piacimento, il latte. La crescia non ha lieviti, quindi risulta molto più digeribile.

La preparazione

La crescia richiede un maggior tempo di lavorazione. Grossolanamente, le fasi della preparazione sono queste: 
l’impasto viene diviso in palline e allargate fino a che non raggiungono uno spessore di circa mezzo centimetro. Vi si stende sopra lo strutto di maiale per poi arrotolare tutto di nuovo. Finito qui? No, si passa di nuovo lo strutto e si dà all’impasto la forma di una spirale. Infine c’è il riposo: 10 ore in frigo e nuova spianatura per poi passare alla cottura, possibilmente su carbone. 

Occhio al mattarello 

Secondo la tradizione marchigiana, il mattarello che si usa per preparare la crescia non va lavato con il sapone perché non trasmetterebbe i sapori delle “vecchie” preparazioni alle nuove.
 

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